Prima guerra mondiale
L'Italia entra nella prima guerra mondiale

L'Italia allo scoppio della 1^ Guerra Mondiale nel 1914 non entrò immediatamente nel conflitto sfruttando una clausola del Trattato della Triplice Alleanza per dichiararsi temporaneamente neutrale (il Trattato aveva natura prettamente difensiva, in sostanza ogni Stato aderente avrebbe dovuto aiutare gli altri solo in caso di attacco ed il conflitto aveva invece preso origine dall'ultimatum dell'Austria- Ungheria ed il suo conseguente attacco alla Serbia).
L'Italia, dunque, rimase neutrale per un anno, mentre si sviluppava la discussione politica tra Interventisti, che erano per l'immediato ingresso in guerra e Neutralisti, i quali erano assolutamente contrari ad un conflitto.

Gli Interventisti erano costituiti da diversi gruppi politici o culturali.   I Nazionalisti volevano che l'Italia conquistasse le terre italiane ancora sotto il dominio straniero, e consideravano la guerra strumento necessario per l'affermazione del prestigio italiano. Gli Irredentisti si richiamavano ai valori risorgimentali: ciò che contava era l'Unità della Patria; è chiaro dunque che un conflitto con l'Austria-Ungheria doveva essere inevitabile per togliere loro le terre italiane  che ancora gli  Austriaci occupavano: Alto Adige, la zona di Trento, la Venezia Giulia con le città di Trieste e Gorizia.

Moltissimi giovani intellettuali si fecero conquistare dalla propaganda interventista, portata avanti dai Futuristi e, con grande forza, da Gabriele d'Annunzio, che  iniziò una campagna infuocata per l’intervento contro gli Imperi centrali.

Lo schieramento neutralista comprendeva i Giolittiani, i Socialisti e i Cattolici.

Le posizioni del vecchio politico e ministro Giolitti si possono sintetizzare con il concetto che la guerra sarebbe stata lunghissima, sarebbe durata almeno tre anni ed il nostro fronte avrebbe incontrato difficoltà formidabili. Egli era convinto che l'Impero Austro Ungarico fosse destinato a dissolversi e sarebbe stato più saggio aspettare tale evento senza forzare la situazione.

I Cattolici erano politici di ispirazione religiosa; c'erano vari motivi che spiegano il loro neutralismo. Forse il più importante fu lo stretto legame della Chiesa con il mondo contadino, il quale per tradizione era sempre stato contrario ad ogni conflitto.

I Socialisti italiani erano un altro gruppo di neutralisti convinti. Essi sostenevano che la guerra era sempre stata la causa di tutti i problemi del mondo perché portava fame e povertà, soprattutto per i lavoratori e gli operai.

Alla fine ebbero la meglio le tesi degli interventisti. Nel 1915, dunque, quando in Italia maturò la volontà di entrare in guerra a fianco della Triplice Intesa, fu stipulato segretamente a Londra un Patto che impegnava l'Italia ad entrare in guerra entro un mese; il Patto di Londra, siglato il 26 aprile, prevedeva, come risarcimento per l’impegno bellico italiano, la consegna a fine guerra di Trento e dell’Alto-Adige, di Trieste e di Gorizia, dell’Istria e della Dalmazia. Così il 24 maggio di quell’anno l'Italia entrava in guerra.


Contenuti didattici digitali di Giuseppe Bettati