1900-1945: cronologia essenziale. Storia, politica, società. Testi, documenti, immagini, test, glossario.

1. Linea del tempo da completare: devi associare gli eventi alle 42 date.


2. Linea del tempo da completare: devi associare gli eventi alle 18 date riguardanti l'Italia.



3. Linea del tempo completa: tutti gli eventi sono già associati alle 42 date.


1900-1945: cronologia essenziale.
Storia, politica, società.
Testi, documenti, immagini, test, glossario.

Se già hai avuto modo di studiare questo periodo, puoi mettere a prova le tue conoscenze affrontando il test che segue, riguardante i termini del lessico specifico che compaiono in questa timeline.

RIEMPI IL GLOSSARIO:

* Premendo il pulante TEST il programma presenta 10 voci, pescate casualmente da un archivio ne contiene .
* Assegna le voci (pulsantini) che corrispondono alle definizioni riportate in verde.
**Visualizzando il test, il glossario in fondo alla pagina non è più visibile. Torna ad apparire chiudendo il test.

TEST
Chiudi il TEST




1900
Parigi: Esposizione Universale


  • Invenzioni e progressi della tecnica
  • Produzione industriale e commercio mondiale
  • Sviluppo dei trasporti
  • Belle Époque

Visualizza il testo completo

All'inizio del XX secolo, in Occidente si guardava con ottimismo al futuro.

Invenzioni e progressi della tecnica, energia elettrica, un nuovo concetto di igiene, minore paura delle malattie. Tutto questo aveva generato una grande fiducia sulle possibilità di progredire nella pace e nel benessere.

Alcuni dati:
Grande crescita demografica e impressionante aumento della produzione industriale e del commercio mondiale.
Sviluppo dei trasporti: nel 1913 la rete ferroviaria mondiale aveva raggiunto un milione di chilometri e le automobili circolavano in gran numero nelle città americane ed europee.

I prodigi della tecnica e i prodotti dell'industria venivano mostrati nelle Esposizioni Universali.

L'Esposizione Universale del 1900 si tenne a Parigi dal 14 aprile al 10 nov. e superò la quota di 50 milioni di visitatori.

Il periodo dal 1900 allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, caratterizzato da grandi speranze, fu poi ricordato con nostalgia come la Belle Époque.

Il Futurismo, un importante movimento artistico che nacque in Italia nei primi anni del Novecento, esaltò il dinamismo, la velocità, l'industria, manifestando grandissima fiducia nel progresso della tecnica. Nel manifesto programmatico del movimento, scritto dal poeta Filippo Tommaso Marinetti, si legge anche "Noi vogliamo glorificare la guerra-sola igene del mondo-il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore". Parole, queste, destinate ad esercitare grande influenza nel dibattito tra Interventisti e Neutralisti nel periodo che precedette l'entrata in guerra dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale.



1907
La Triplice Intesa

  • Triplice Alleanza
  • Triplice Intesa
Visualizza il testo completo

La Triplice intesa fu un'intesa politica raggiunta  tra Francia, Regno Unito e l'Impero russo  nel 1907.

Nel 1882 gli imperi di Germania e Austria-Ungheria e del Regno d'Italia avevano firmato un patto militare chiamato la Triplice Alleanza.  Il Trattato aveva natura prettamente difensiva; in sostanza ogni Stato aderente avrebbe dovuto aiutare gli altri solo in caso di attacco.



1908
Austria: Annessione della Bosnia Erzegovina


  • Unificare tutti i Paesi slavi
  • Sbocco sul mare attraverso gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli
  • Austria
  • Serbia
  • Russia
Visualizza il testo completo

La Crisi bosniaca fu determinata nell’ottobre del 1908 dalla decisione dell’Austria di annettersi la Bosnia-Erzegovina.

La crisi perdurò fino al marzo 1909 e coinvolse principalmente la Serbia e la Russia contrarie all’annessione e, sull’altro fronte, l’Austria e la Germania.

Questa annessione fece infuriare sia la Russia che la Serbia; la Serbia voleva unificare tutti i Paesi slavi sotto di sé (come aveva fatto il Piemonte, raggiungendo l’unità d’Italia, e la Prussia, raggiungendo l’unità della Germania); la Russia voleva ottenere uno sbocco sul mare attraverso gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli, o attraverso il Montenegro: l’indebolimento della Serbia, comunque, non le andava bene.



1911
Italia: Guerra di Libia


  • Espansione coloniale
  • Turchia
  • Tripolitania e Cirenaica
  • Controllo del Mediterraneo
  • Spinte interventiste
  • Rapporto tra guerra di Libia e Guerre balcaniche

Visualizza il testo completo

La guerra di Libia fu una guerra di espansione coloniale per la conquista della Tripolitania e della Cirenaica, che appartenevano alla Turchia (Impero Ottomano).
L'Italia voleva rafforzare la sua importanza strategica di potenza in grado di controllare il Mediterraneo, tenuto conto del fatto che l'Africa settentrionale vedeva la presenza di altri stati europei: la Francia in Tunisia, l'Inghilterra in Egitto.

Favorevoli a questa impresa erano i Nazionalisti, che si erano costituiti in partito nel 1910, ambienti industriali e alcuni esponenti del Partito Socialista.  Le spinte interventiste facevano anche leva sui contadini senza terra del Sud, prospettando il loro insediamento in territori che venivano descritti come fertili. Un motivo destinato a suscitare ampi consensi, in una nazione in cui l'emigrazione era un fenomeno di notevoli dimensioni.

Il 29 settembre 1911 l'Italia dichiarò guerra alla Turchia. Dopo alterne vicende, e operazioni italiane di *rappresaglia che colpirono  la popolazione civile e che suscitarono l'indignazione nella stampa internazionale, la Turchia chiese la pace. Le terre sottomesse in nord Africa furono chiamate dall'Italia col nome usato dai Romani: Libia.
* Rappresaglia: azione o misura punitiva violenta, indiscriminata e disumana, adottata da una potenza militare occupante nei confronti della popolazione del territorio occupato.

La conquista italiana della Libia  nel 1912 mise in rilievo la debolezza della Turchia; il vecchio Impero Ottomano non era più forte come un tempo; questa sconfitta fece capire a tutti come i possedimenti europei della Turchia non erano più difendibili e quindi facilmente attaccabili. [vedi "Le guerre Balcaniche"].



1912 - 30 giu.
Italia: Suffragio universale (maschile)

  • Ventunesimo anno di età
  • Trentesimo anno di età
  • Compimento del corso elementare inferiore
  • Servizio effettivo nel Regio esercito
Visualizza il testo completo

La legge promulgata da Giovanni Giolitti stabilisce un suffragio quasi universale per gli uomini.

Il corpo elettorale passò da 3.300.000 a 8.443.205 pari al 23,2% della popolazione. La Camera respinse la concessione del voto alle donne (209 contrari, 48 a favore e 6 astenuti).

Leggi i seguenti articoli, tratti dalla legge in questione:

VITTORIO EMANUELE III

PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTÀ DELLA NAZIONE RE D’ITALIA
Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato;
Noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue:

TITOLO I
Delle condizioni per essere elettore

[...]

Art. 2.
Sono elettori:
1. Coloro, che abbiano compiuto il trentesimo anno di età o che lo compiano non più tardi del 31 mag. dell’anno, in cui ha luogo la revisione della lista;
2. coloro, che avendo compiuto il ventunesimo anno di età o compiendolo non più tardi del 31 mag. dell’anno, in cui ha luogo la revisione della lista, abbiano prestato servizio effettivo nel Regio esercito, nel corpo R. equipaggi o in altri corpi, il cui servizio sia valido agli effetti dell’obbligo militare, per un tempo non inferiore a quello pel quale sono trattenuti alle armi rispettivamente i militari del R. [regio] esercito e i militari del corpo R. equipaggi, vincolati alla ferma di un anno.
Art. 3.
Sono elettori, quando abbiano compiuto il ventunesimo anno di età o lo compiano non piùtardi del 31 mag. dell’anno, in cui ha luogo la revisione della lista, coloro che abbiano superato l’esame di compimento del corso elementare inferiore.


[...]


1912
Guerre balcaniche


  • Serbia, Grecia, Bulgaria, Montenegro, Turchia
  • Ottomani
  • Indipendenza
Visualizza il testo completo

1912/1913 - Le guerre balcaniche furono mosse contro la Turchia dopo che si scoprì la sua debolezza.

La Serbia, assieme al Montenegro, alla Grecia e alla Bulgaria mossero guerra alla Turchia per l’indipendenza; durante questa guerra riuscirono a sconfiggere gli Ottomani e a prendere il sopravvento sui Balcani.

Dopo questa prima guerra la Bulgaria, pensando di essere piuttosto forte, mosse guerra ai suoi ex alleati, ma fu sconfitta; alla fine della seconda guerra balcanica la Serbia era divenuta molto potente, quindi Austria e Serbia in questa zona si confrontavano per la supremazia.



1914 - 28 lu.
Scoppio della 1^ Guerra Mondiale


  • Attentato di Sarajevo
  • Ultimatum
  • Serbia

La Grande Guerra
Visualizza il testo completo

La Prima Guerra Mondiale ebbe inizio nel 1914, in data 28 luglio, quando l’Austria-Ungheria dichiarò guerra alla Serbia; la dichiarazione di guerra fu inoltrata dopo che era stato inviato un ultimatum al quale la Serbia non aveva voluto piegarsi.
*Ultimatum: l'intimazione attraverso la quale uno Stato comunica ad un altro le proprie ultime proposte e le proprie condizioni irrevocabili fissando una data di scadenza oltre la quale le trattative saranno rotte, in genere mediante il ricorso alla forza.

A tale situazione si arrivò dopo l’assassinio, avvenuto a Sarajevo, dell’arciduca Francesco Ferdinando, che era l’erede al trono dell’impero austroungarico. Gli schieramenti e le alleanze che erano in essere all’inizio del Novecento tra le diverse potenze europee erano le seguenti: da una parte vi era la Triplice Alleanza che univa in un patto difensivo l’Austria- Ungheria, la Germania e l’Italia, dall’altra avevamo la Triplice Intesa che vedeva alleate la Francia, l’Inghilterra e la Russia.

Nell’ultimatum, stilato in quattro punti, inviato al governo serbo, si richiedeva di sciogliere tutte le organizzazioni nazionaliste, di far cessare la propaganda antiaustriaca e di ricercare e punire gli attentatori di Francesco Ferdinando; a queste richieste si aggiunse quella di far partecipare funzionari austriaci all’indagine sull’attentato. Quest'ultimo punto era chiaramente provocatorio perché prevedeva una ingerenza nella politica interna della Serbia. Tutte le condizioni imposte furono soddisfatte, ma non l'ultima, con la conseguente aggressione da parte dell'Austria alla Serbia. Aveva inizio la Prima Guerra Mondiale che, secondo le previsioni degli alti comandi Austriaci e Tedeschi, sarebbe dovuta essere breve e limitata a questa zona d’Europa; il conflitto, invece, non fu né breve né localizzato.

Poiché la Serbia non si piegò all’ultimatum, considerato da tutte le diplomazie internazionali inaccettabile, scattarono le alleanze secondo uno schema ampliamente prevedibile.

- 23 luglio 1914: Ultimatum dell’Austria alla Serbia. La Russia si schiera con la Serbia.
- 28 luglio 1914: Dichiarazione di guerra dell’Austria alla Serbia.
- 29 luglio 1914: La Russia mobilita le proprie forze armate sul confine con Austria, Ungheria e Germania. La Germania interpreta la mobilitazione RUSSA come un ATTO DI OSTILITÀ.
- 1° Agosto 1914: La Germania dichiara guerra alla Russia.
- 1° agosto 1914: La Francia – legata alla Russia da un trattato di alleanza militare – mobilita le proprie forze armate.
- 3 agosto 1914: La Germania dichiara guerra alla Francia.
- 5 agosto 1914: Dichiarazione di guerra dell’Inghilterra alla Germania, causata dall'invasione tedesca del Belgio


L'Italia non entrò immediatamente in guerra in quanto i nostri politici si resero immediatamente conto del fatto che il nostro esercito non era pronto per un conflitto; inoltre si deve tener presente che in Italia il dibattito politico era vivace e l'opinione pubblica divisa tra Neutralisti e Interventisti.



1915 - 24 mag.
L'Italia entra nella 1^ Guerra Mondiale


  • Triplice Alleanza
  • Triplice Intesa
  • Interventisti e Neutralisti
  • Clausola del Trattato della Triplice  Alleanza
  • Patto di Londra
Immagine- Creative Commons Attribuzione - Condividi allo stesso modo 2.0 Italia
Visualizza il testo completo

L'Italia allo scoppio della 1^ Guerra Mondiale nel 1914 non entrò immediatamente nel conflitto sfruttando una clausola del Trattato della Triplice Alleanza per dichiararsi temporaneamente neutrale (il Trattato aveva natura prettamente difensiva, in sostanza ogni Stato aderente avrebbe dovuto aiutare gli altri solo in caso di attacco ed il conflitto aveva invece preso origine dall'ultimatum dell'Austria- Ungheria ed il suo conseguente attacco alla Serbia). L'Italia, dunque, rimase neutrale per un anno, mentre si sviluppava la discussione politica tra Interventisti, che erano per l'immediato ingresso in guerra e Neutralisti, i quali erano assolutamente contrari ad un conflitto.

Gli Interventisti erano costituiti da diversi gruppi politici o culturali.   I Nazionalisti volevano che l'Italia conquistasse le terre italiane ancora sotto il dominio straniero, e consideravano la guerra strumento necessario per l'affermazione del prestigio italiano. Gli Irredentisti si richiamavano ai valori risorgimentali: ciò che contava era l'Unità della Patria; è chiaro dunque che un conflitto con l'Austria-Ungheria doveva essere inevitabile per togliere loro le terre italiane  che ancora gli  Austriaci occupavano: Alto Adige, la zona di Trento, la Venezia Giulia con le città di Trieste e Gorizia.

Moltissimi giovani intellettuali si fecero conquistare dalla propaganda interventista, portata avanti dai Futuristi e, con grande forza, da Gabriele d'Annunzio, che  iniziò una campagna infuocata per l’intervento contro gli Imperi centrali.

Lo schieramento neutralista comprendeva i Giolittiani, i Socialisti e i Cattolici.

Le posizioni del vecchio politico e ministro Giolitti si possono sintetizzare con il concetto che la guerra sarebbe stata lunghissima, sarebbe durata almeno tre anni ed il nostro fronte avrebbe incontrato difficoltà formidabili. Egli era convinto che l'Impero Austro Ungarico fosse destinato a dissolversi e sarebbe stato più saggio aspettare tale evento senza forzare la situazione.

I Cattolici erano politici di ispirazione religiosa; c'erano vari motivi che spiegano il loro neutralismo. Forse il più importante fu lo stretto legame della Chiesa con il mondo contadino, il quale per tradizione era sempre stato contrario ad ogni conflitto.

I Socialisti italiani erano un altro gruppo di neutralisti convinti. Essi sostenevano che la guerra era sempre stata la causa di tutti i problemi del mondo perché portava fame e povertà, soprattutto per i lavoratori e gli operai.

Alla fine ebbero la meglio le tesi degli interventisti.
Nel 1915, dunque, quando in Italia maturò la volontà di entrare in guerra a fianco della Triplice Intesa, fu stipulato segretamente a Londra un Patto che impegnava l'Italia ad entrare in guerra entro un mese; il Patto di Londra, siglato il 26 aprile, prevedeva, come risarcimento per l’impegno bellico italiano, la consegna a fine guerra di Trento e dell’Alto-Adige, di Trieste e di Gorizia, dell’Istria e della Dalmazia. Così il 24 mag. di quell’anno l'Italia entrava in guerra.



-


1917 - 6 apr.
Gli USA entrano nella prima guerra mondiale


  • Affondamento del Lusitania
  • Guerra sottomarina indiscriminata
Visualizza il testo completo

Gli USA entrarono nel Primo Conflitto Mondiale il 6 aprile del 1917.
Il loro ingresso in guerra fu provvidenziale per i Paesi della Triplice Intesa in quanto da marzo era venuto loro meno l’appoggio della Russia, a seguito della Rivoluzione in atto in questo Paese; la Russia quindi aveva firmato una pace separata a Brest Litvosk, ritirando tutte le proprie truppe.

Gli Stati Uniti apportarono nuove dotazioni belliche, un congruo numero di soldati e soprattutto forze fresche. Si pensi che i soldati europei di entrambi gli schieramenti erano impegnati in una guerra di logoramento nelle trincee da ormai tre anni. La fame, il freddo, malattie ed epidemie avevano decimato ed indebolito notevolmente gli eserciti, oltre che minato lo spirito.

Alla fine del conflitto i soldati americani impiegati in guerra furono 1.750.000, ben oltre 4 milioni furono comunque quelli che erano stati movimentati in patria.

Perché gli USA entrarono in guerra?
Alcuni hanno voluto trovare la causa nell’affondamento del transatlantico Lusitania, avvenuto nel 1915, ad opera dei sottomarini tedeschi. Su questo transatlantico viaggiavano anche centinaia di passeggeri civili americani, tutti morti.

In realtà questo episodio va inserito in un quadro più ampio: la rinnovata battaglia sottomarina indiscriminata, portata avanti dai Tedeschi, contro qualsiasi nave (da guerra o commerciale che fosse, qualunque fosse la bandiera e la nazionalità) al solo fine di impedire ogni rifornimento economico ai Paesi dell’Intesa e all’Inghilterra prima di tutto.

La guerra sottomarina minacciava da vicino i commerci degli Stati Uniti che avevano fatto del rifornimento ai Paesi dell’Intesa una delle loro principali attività, tanto che proprio grazie a questo ingente flusso di scambi commerciali gli Usa erano riusciti ad uscire da una grave crisi che aveva colpito la loro economia.


1917
Rivoluzione russa


Lenin
  • Masse contadine russe
  • Zar; arresto dello zar
  • Rivoluzione del 1905
  • Duma
  • Rivoluzione del marzo 1917
  • Dittatura del proletariato
  • Brest Litvosk
Visualizza il testo completo

La Russia, agli inizi del Novecento, era un paese molto arretrato.  L'85% della popolazione era ancora contadina. In pratica era come se esistesse ancora il fenomeno dei servi della gleba; i nobili, quando acquistavano una proprietà, acquistavano anche i contadini, che erano equiparati agli animali ed agli attrezzi da lavoro, con un valore da stimare nella compravendita.

Agli inizi del Novecento si crea una forte opposizione contro il governo a regime dittatoriale dello zar Nicola II Romanov. Nel 1903 nascono due partiti: quello democratico e quello social-democratico.
Quello social-democratico si divide in due correnti: la corrente bolscevica, mag.ritaria, guidata da Lenin (che vuole la rivoluzione socialista) e la corrente menscevica, di minoranza, guidata da Kerenskij (che vuole una democrazia liberale).
*Socialismo, rivoluzione socialista: semplificando un po', si può dire che i movimenti socialisti volevano l'uguaglianza di tutti i cittadini sul piano economico e sociale, oltre che giuridico (il piano delle leggi). Con Lenin si arrivò alla costituzione di Partiti Comunisti, che volevano invece l'abbattimento dello Stato liberale e una radicale abolizione della proprietà privata.
*Democrazia liberale: una società fondata su una Costituzione e sul Parlamento, ove votare e decidere le leggi.

Lenin, costretto all'esilio, rientra  in Russia nel 1917 e prende in mano le redini del suo partito.
La teoria politica di Lenin  prevedeva una nuova dittatura, una dittatura della povera gente, il proletariato.

Nel 1905 nascono i primi soviet (assemblee popolari), che costringono lo Zar a concedere una Duma (Parlamento), attraverso proteste e insurrezioni nelle piazze di Mosca e Pietroburgo. È una grande novità per la Russia, ma non per l’Europa, che conosceva governi di tipo monarchico costituzionale già dall’Ottocento.

La Russia partecipa alla Prima Guerra Mondiale a fianco della Triplice Intesa, ma ben presto essa subisce uno spaventoso numero di morti al fronte.
Per questo motivo, unitamente alle condizioni penose in cui continuavano a vivere contadini ed operai, nel febbraio del 1917 scoppia una prima rivoluzione, durante la quale lo zar viene arrestato.
Pochi mesi dopo, precisamente nell'ottobre del 1917, scoppia la rivoluzione bolscevica, guidata da Lenin (la Rivoluzione più famosa, quella che è passata alla storia come "la Rivoluzione d’ottobre"); le guardie rosse, guidate da Trotskij, assaltano il "Palazzo d'inverno", sede del governo, ed instaurano la dittatura del proletariato, attraverso il governo dei soviet.

In questo frangente viene applicato il programma politico di Lenin punto per punto:
- pace immediata, senza la pretesa di annessioni territoriali;
- potere ai soviet e dittatura del proletariato;
[In realtà la storia dimostrerà che si tratta della dittatura di un partito, di una ristretta cerchia di persone all'interno del partito al potere].
- abolizione della proprietà privata e terra ai contadini.


La pace, con la quale la Russia uscirà dalla Prima Guerra Mondiale, sarà firmata a Brest Litvosk, nel marzo del 1918, con gravi perdite territoriali per la Russia, pari a quasi un quarto del suo territorio.



1918 - 11 nov.
Fine della 1^ Guerra Mondiale


  • Guerra di posizione
  • Diserzione e ammutinamenti
  • Repressione dei tribunali militari
  • Campi di concentramento per prigionieri di guerra
  • Caporetto
  • Piave
  • Vittorio Veneto e fine del conflitto per l’Italia
Visualizza il testo completo

La Grande Guerra si concluse nel nov. del 1918 tra enormi sofferenze di eserciti giunti allo stremo, falcidiati da malattie e fame.
Il numero di soldati morti è impressionante.
Germania: 1.750.000; Russia: 1.700.000; Francia: 1.350.000; Austria: 1.200.000; Inghilterra: 750.000; Italia: 700.000; USA: 125.000.

La guerra era durata ben cinque anni, durante i quali gli eserciti si erano affrontati in un conflitto improntato al logoramento, una guerra di posizione con gli uomini a combattersi per la conquista di poche centinaia di metri, asserragliati, verrebbe da dire "sepolti", nelle trincee. Sin dal 1917 entrambi i fronti e tutti gli eserciti avevano conosciuto il fenomeno della diserzione, della fuga dal fronte e dell’ammutinamento di interi battaglioni. La risposta degli Alti Comandi era stata sempre fermissima ed intransigente, tanto che molti soldati furono processati dai tribunali militari e "passati per le armi", come si soleva dire, cioè fucilati per insubordinazione ed alto tradimento.

Ultimi tra gli ultimi erano i prigionieri di guerra. Ogni esercito in campo aveva catturato soldati nemici, che fare di loro? Nascono i primi Campi di concentramento, ove vengono ammassati tutti i prigionieri, spesso feriti, manca il cibo per le truppe. In questi campi si moriva per denutrizione, quasi un lugubre antecedente di ciò che sarebbe avvenuto nei campi di sterminio nazisti.

Per l’Italia le fasi conclusive del conflitto si tennero nella zona del Veneto. La battaglia di Vittorio Veneto segna per l’Italia la rivincita sull’Austria Ungheria, dopo la disfatta di Caporetto dell’anno precedente e porta alla resa dell’Impero che di lì a poco firmerà la pace, mettendo fine alla I Guerra Mondiale.
I soldati italiani attestati sulla linea del Piave il 24 ottobre 1918 (esattamente un anno dopo la battaglia di Caporetto) partono al contrattacco, sfondano le linee nemiche e si dirigono verso nord in Valdastico fino a raggiungere la cittadina di Vittorio Veneto: è il 4 nov. 1918 e gli Austroungarici firmano la resa a Villa Giusti, presso Padova.
Fu più la fame e l’esaurimento delle forze a piegare gli Austriaci piuttosto che la nostra potenza di fuoco, ma la guerra era stata improntata sin dall’inizio al logoramento delle forze in campo, non importava quanti morti, feriti, mutilati, invalidi e dispersi essa potesse causare. Furono alla fine 9 milioni di morti e 6 milioni di invalidi permanenti.

Una settimana dopo anche la Germania firmò l’armistizio, l’11 nov. 1918.


1918
Pandemia: Influenza Spagnola


Virus ricreato in laboratorio
  • Pandemia
  • Epidemia
  • Giornali spagnoli
  • Censura

Visualizza il testo completo

L’Influenza spagnola fu una pandemia che colpì in tutto il mondo circa un miliardo di persone; essa scoppiò nel 1918 e durò tutto l’anno 1919.
*Pandemia: epidemia la cui diffusione interessa più aree geografiche del mondo, con un alto numero di casi gravi ed una mortalità elevata.
*Epidemia: malattia infettiva che colpisce quasi simultaneamente una collettività di individui con una ben delimitata diffusione nello spazio e nel tempo.

Alla fine furono ben 50 milioni i morti, mentre la guerra aveva mietuto 9 milioni di vittime. Tra i soldati Austro-ungarici ci furono 2 milioni di contagi mentre il numero di italiani infetti fu molto minore.
Alla fine del contagio, nel 1919, per l’Italia si stimò un numero di decessi che si aggirava tra le 400.000 e le 700.000 unità.

Il nome di Influenza spagnola venne coniato perché furono proprio i giornali spagnoli a divulgare per primi la notizia della epidemia in atto e della sua pericolosità. Tutti gli altri Paesi si trovavano in guerra e opponevano una ferrea censura su tutte le notizie che potevano potenzialmente allarmare soldati e popolazione. La Spagna, neutrale durante il conflitto, non ebbe motivo di mettere la sordina alla notizia che così fu ben presto resa nota al mondo intero.

L’influenza sembra sia giunta dagli Stati Uniti, portata dai soldati americani, che furono inviati in Europa nel 1917, per partecipare alle fasi finali del conflitto. Gli scienziati, che hanno studiato il caso, sono giunti comunque alla conclusione che non fu l’influenza a mietere tutte quelle vittime, ma una epidemia, presumibilmente di batteri della polmonite, che intervenne su persone già provate dagli stenti della fame e della guerra oltre che dalla influenza che aveva ulteriormente debilitato quei corpi già martoriati.



1919 - 18 gen.
Trattato di Versailles


documento
  • "Pace punitiva"
  • Renania
  • Saar
  • Alsazia e Lorena
  • Danzica
Visualizza il testo completo

La pace firmata a Versailles nel 1919-1920 mise fine alla Prima Guerra Mondiale.
Questa pace è stata definita dagli storici una pace punitiva  nei confronti degli sconfitti, cioè essenzialmente nei confronti della Germania e dell'Austria-Ungheria. In riferimento al trattato di Versailles imposto alla Germania, si usò per la prima volta il termine diktat.
*Diktat:Ordine senza nessuna possibilità di discussione (trattato di pace, armistizio, resa, etc.).

Condizioni imposte alla Germania

Aspetti territoriali
- Restituzione alla Francia dell’Alsazia e della Lorena (che erano le Regioni che aveva conquistato già nel lontano 1870 con la guerra Franco-Prussiana).
- Rinuncia a tutte le colonie.
- Rinuncia alla città di Danzica (formata da cittadini tedeschi), che divenne un territorio indipendente: la Libera Città di Danzica (governata da un commissario nominato dalla Società delle Nazioni).
Il territorio tedesco fu dunque “spezzato” in due, infatti tra la Germania e la Prussia orientale adesso vi era territorio polacco (chiamato “corridoio polacco”).

Aspetti economici - Pagamento dei “danni di guerra” pari a 132 miliardi di marchi-oro (una cifra enorme, incompatibile con la situazione dell'economia tedesca).
- Concessione alla Francia dello sfruttamento, per 15 anni, della zona mineraria (carbone) della Saar.

Aspetti militari - Smilitarizzazione della Renania (la valle del Reno).
- Riduzione dell’esercito a soli 100.000 uomini.
- Riduzione della marina a sole 36 navi.



-


1919 - 23 mar.
Nascita del Fascismo

  • Elezioni del 1919
  • Elezioni del 1919
  • Le violenze del 1922
  • Sciopero generale  legalitario
Visualizza il testo completo

Nel 1919, il 23 marzo, nasce a Milano il Movimento Fascista, fondato da Mussolini.
Il Movimento Fascista partecipa subito alle elezioni ma prende solo 4.000 voti.
Gli iscritti al Fascismo erano per la mag.r parte giovani; l’80% aveva partecipato alla Guerra e quindi erano reduci, ex militari, spesso ex ufficiali, altri erano Nazionalisti, Interventisti.

Appena nato, il Movimento Fascista scatena la sua violenza contro i Socialisti.
Nel 1919 abbiamo l’incendio della sede del giornale socialista “L’Avanti!”.
L’anno dopo, nel 1920, viene incendiata e distrutta a Roma la tipografia che stampava il giornale “L’Avanti!”; sempre nel 1920 a Trieste viene incendiato l’hotel Balkan, sede delle organizzazioni slovene.
Le violenze fasciste continuano senza sosta; nei primi sei mesi del 1921 ci saranno ben 726 distruzioni o attentati fascisti.

Nel 1921 i Fascisti si sono costituiti in un vero e proprio Partito: Partito Nazionale Fascista (PNF). In occasione delle elezioni, entrano in un'alleanza proposta da Giolitti, il "Blocco nazionale", che comprendeva anche i Nazionalisti, e riescono a conquistare 35 seggi nel nuovo Parlamento.

Nel luglio del 1922 viene indetto uno sciopero generale ad oltranza per la richiesta di legalità nel Paese (sciopero Legalitario), per protestare contro le violenze fasciste. La proclamazione dello sciopero esasperò l’opinione pubblica e i Fascisti, atteggiandosi a salvatori dell’ordine, si prepararono a farlo fallire. Incendiarono giornali, occuparono le sedi del Comune di Milano, si impadronirono anche dei treni e delle stazioni, riuscendo a far funzionare, sia pure in modo ridotto, il servizio ferroviario. Si voleva far fallire lo sciopero e ci si riuscì.
A questo punto Mussolini è pronto a giocare tutte le sue carte per conquistare il potere ed organizza la Marcia su Roma (28 ottobre 1922) che aprirà le porte della dittatura in Italia.


1919 - 12 sett.
Impresa di Fiume


  • Patto di Londra
  • Quattordici punti di Wilson
  • Orlando e Sonnino
  • D'Annunzio
  • Ronchi dei Legionari
  • Referendum
  • Zara
  • Trattato di Rapallo

Visualizza il testo completo

L’Italia partecipò alla conferenza di pace di Versailles (gennaio 1919- gennaio 1920) con il ministro degli Esteri, Sydney Sonnino e il presidente del Consiglio, Vittorio Emanuele Orlando.

Trento e l’Alto-Adige, Trieste e Gorizia, l’Istria e la Dalmazia: questo era ciò che era stato promesso all’Italia con il Patto di Londra. Ma i governi di Londra, Parigi e New York  ora erano contrari a consegnare la Dalmazia all'Italia.

Sonnino non intendeva cedere sulla questione Dalmazia;  Orlando, disposto a rinunciare a questo territorio, richiedeva l'annessione di Fiume, visto che era abitata da una mag.ranza di cittadini italiani (richiamandosi così all’impostazione data dai Quattordici punti di Wilson). Questa divisione tra i nostri rappresentanti politici portò l’Italia ad una situazione di stallo e creò le premesse per la  spedizione di Fiume.

Infatti il 12 settembre 1919, una forza volontaria irregolare di nazionalisti ed ex-combattenti italiani composta da circa 2500 legionari, guidata dal famoso poeta Gabriele d'Annunzio, partita da Ronchi di Monfalcone (ora Ronchi dei Legionari in ricordo dell'impresa di Fiume), occupò la città e fondò uno Stato definito "Reggenza Italiana del Carnaro". Il governo italiano disapprovò l'operato di D'Annunzio, ma di fatto non fece intervenire l’esercito.

Il 26 ottobre 1919 a Fiume fu indetto un referendum, cui parteciparono 7155 cittadini fiumani; ben 6999 si dichiararono favorevoli all’annessione all’Italia.

Le potenze europee intanto ammonirono l’Italia affinché ponesse fine a quell’avventura.
Il Presidente del Consiglio però prese tempo, c’erano le elezioni politiche e non voleva perdere consensi tra l’elettorato.
D’Annunzio ne approfittò e si inventò un’altra spedizione, questa volta verso la città di Zara, che venne conquistata il 19 novembre 1919.
Svolte le elezioni vi fu un cambio di Governo e il nuovo Presidente del Consiglio, Giolitti, denunciò subito le proprie intenzioni: D’Annunzio doveva sgombrare Fiume. Siamo ormai al 12 di novembre del 1920. Con il Trattato di Rapallo Giolitti e i rappresentanti degli Stati vincitori assumono le seguenti decisioni: Dalmazia allo Stato della Jugoslavia, Zara (occupata da D’Annunzio) all’Italia e Fiume città libera ed indipendente (il 27 gennaio 1924 un accordo tra Italia e Jugoslavia sancì l'annessione di Fiume al Regno d'Italia).
*La denominazione "Jugoslavia" venne adottata il 3 ottobre 1929.  Dal 1º dicembre 1918 alla data sopra indicata, questo Stato ebbe nome "Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni".

A dicembre il generale Caviglia venne inviato a Fiume per liberare la città. D’Annunzio dichiarò che sarebbe stato un Natale di sangue ma, ai primi colpi di cannone che piovvero sul palazzo della sede del Governo fiumano, si arrese e alla testa dei suoi Legionari, tutti vestiti di camicia nera, abbandonò la città.



1920
Occupazione delle fabbriche

  • Biennio rosso
  • Occupazione di terre
  • Occupazione di fabbriche
  • "Fare come in Russia"
  • Il comportamento di Giolitti
Visualizza il testo completo

Il 1919 e il 1920 furono anni di grande conflittualità sociale in molti stati europei.
In Italia si verificarono occupazioni di latifondi da parte di contadini poveri, scioperi, occupazione di fabbriche. Queste agitazioni erano causate da un lato dall'acuirsi della crisi economica del dopoguerra (i prezzi aumentavano continuamente ed i salari diventavano insufficienti), dall'altro dalla presa di coscienza degli strati bassi della popolazione, che vedevano nella Rivoluzione Russa un evento che aveva messo fine ai privilegi ed alle disparità sociali. "Fare come in Russia" divenne la parola d'ordine di alcuni esponenti del Partito Socialista, che nel 1921 diedero vita ad una nuova formazione politica, il "Partito Comunista d'Italia".  Essi in sostanza consideravano il Partito Socialista, o meglio la sua corrente mag.ritaria massimalista, rivoluzionario solo a parole, nei fatti incapace di guidare le masse verso un processo rivoluzionario di tipo bolscevico.

*Il Partito Socialista era diviso in tre correnti:
- Massimalista (la più numerosa): sosteneva di voler realizzare gli obiettivi "massimi" anticapitalistici e rivoluzionari del socialismo, pur continuando a muoversi nell'ottica parlamentare.
- Riformista: in termini generali il riformismo è una metodologia da applicare alle iniziative politiche, con l'intento di favorire un'evoluzione degli ordinamenti politici e sociali mediante l'attuazione di riforme graduali e progressive.
- Comunista: era la corrente di cui abbiamo parlato. La sua azione politica riprendeva la teoria rivoluzionaria di Lenin. Preparare, in altre parole, le condizioni per la presa del potere e l'abbattimento dell stato liberale.


Nell'agosto del 1920 si ebbe l'episodio più significativo di questo periodo: in poco tempo a Torino, Milano e Genova 300 fabbriche furono occupate da più di 400.000 lavoratori. Gli operai organizzarono servizi armati di vigilanza e in alcuni casi proseguirono la produzione. L'agitazione era considerata, almeno da una parte dei suoi  promotori, come il preludio ad un'iniziativa rivoluzionaria, e così era percepita dalla borghesia, che guardava con paura alla possibile instaurazione del socialismo in Italia.
Giolitti, presidente del Consiglio dei ministri nella fase più critica, seppe mantenere un atteggiamento neutrale, nonostante le pressioni degli industriali per sgomberare le fabbriche con l'esercito. Favorì invece il dialogo tra il sindacato - la Confederazione Generale del Lavoro - e gli industriali, che accettarono alla fine le richieste inoltrate: aumenti salariali, 6 giorni di ferie pagate, miglioramenti per gli straordinari e il lavoro notturno. In seguito all’accordo, le fabbriche furono sgombrate pacificamente.

Questi due anni furono chiamati il "Biennio rosso", perché rosso era il colore dei socialisti. In questo periodo cominciano anche le violenze della squadre fasciste, in contrapposizione ai socialisti, ai sindacati e alle leghe contadine.



1922 - 28 ott.
I fascisti marciano su Roma


  • Violenze fasciste
  • Sciopero generale  Legalitario
  • Congresso Fascista a Napoli
  • La Marcia su Roma
  • L’esercito a difesa di Roma
  • Lo Stato d'assedio
Visualizza il testo completo

La Marcia su Roma delle Camicie nere di Mussolini - 28 ottobre 1922 - si verificò alla fine di un triennio durante il quale l’escalation delle violenze fasciste non aveva avuto posa.
Nonostante questo il Movimento Fascista, trasformatosi in Partito nel novembre del 1921, sarà sempre al centro dei diversi giochi e trattative politiche di questo periodo, perché reputato un antidoto (seppure piuttosto violento e irresponsabile) alle forze di opposizione, anche rivoluzionarie, presenti nel paese.

Il 31 luglio  viene indetto uno sciopero generale ad oltranza per la richiesta di legalità nel Paese (sciopero Legalitario), per protestare contro le violenze fasciste. La proclamazione dello sciopero esasperò l’opinione pubblica e i Fascisti, atteggiandosi a salvatori dell’ordine, si prepararono a farlo fallire. Incendiarono giornali, occuparono le sedi del Comune di Milano, si impadronirono anche dei treni e delle stazioni, riuscendo a far funzionare, sia pure in modo ridotto, il servizio ferroviario. Si voleva far fallire lo sciopero e ci si riuscì.

Mussolini ha maturato la convinzione che è giunto il momento di forzare la mano e puntare direttamente ad ottenere un incarico di Governo, impresa ben ardua con solo il 6% dell’elettorato a suo favore. Ci vuole una manifestazione di forza (e violenza), una dimostrazione di quanto sia in grado di fare con la sua milizia il Partito Fascista e di quanto seguito vi sia nella opinione pubblica.

Ed è così che nasce l’idea della Marcia su Roma, voluta da Mussolini ed approvata dal resto del Partito; la preparazione di questo evento viene fatta alla luce del sole tanto che diventa di dominio pubblico ciò che si sta allestendo e ben presto anche la data viene resa nota. Ma la Marcia su Roma non può fallire ed ha bisogno di essere testata prima: sarà così il Congresso Fascista a Napoli del 24 ottobre 1922 a fare da "prova generale": un vero successo, 40.000 Fascisti accorsi ad ascoltare i discorsi di Mussolini.

Il 27 sera in tutta Italia i Fascisiti attaccano le sedi di Questure e di Prefetture. In alcuni casi l’Esercito reagisce, in altri resta in caserma e lascia campo libero ai Fascisti.
Il 27 sera in tutta Italia i Fascisiti attaccano le sedi di Questure e di Prefetture. In alcuni casi l’Esercito reagisce, in altri resta in caserma e lascia campo libero ai Fascisti.
Intanto con treni, autobus, camion ed ogni altro mezzo i Fascisti si dirigono verso le zone prestabilite di concentramento (Perugia, Tivoli, Volturno, Monterotondo, Santa Marinella) per poi dirigersi a Roma.

Il re convoca il Governo alle 00.30 del 28 ottobre. Dopo lunga discussione si resta d’accordo che la mattina dopo sarebbe stato dichiarato lo Stato d’assedio (con questo provvedimento si mette nelle mani dell’Esercito la responsabilità della difesa dello Stato, togliendola alle forze di Polizia. Un provvedimento che si prende quando la minaccia alla sopravvivenza dell’ordine e delle Istituzioni è in serissimo e gravissimo pericolo).

Alle 08.30 il re rende noto di non essere più d’accordo e di non voler firmare il documento. In poche ore ha cambiato idea, avendo già deciso di fatto di convocare Mussolini per proporgli di assumere le redini del nuovo Governo. Infatti Mussolini  riceverà dal re l’incarico di formare il nuovo Governo: egli sarà Presidente del Consiglio oltre che Ministro degli Esteri e dell’Interno; con lui altri quattro Fascisti con posti chiave alle Finanze e alla Giustizia.



1924
Delitto Matteotti


Giacomo Matteotti
  • legge Acerbo
  • Giacomo Matteotti
  • Richiesta di annullamento delle elezioni
  • Sequestro e delitto
  • La secessione dell’Aventino
  • Discorso di Mussolini al Parlamento (3 gennaio 1925)
  • Disposizioni di Mussolini al Ministro degli Interni (4 gennaio 1925)
Visualizza il testo completo

Il 30 maggio 1924 si riunì il Parlamento italiano per convalidare la nomina dei deputati eletti con le elezioni svoltesi ad aprile di quello stesso anno; le elezioni erano state tenute per la prima volta con la "legge Acerbo", che prevedeva un premio di maggioranza pari al 65% dei seggi a chi avesse vinto la contesa elettorale. Le elezioni le aveva vinte il Partito Nazionale Fascista, ma scatenando una serie di intimidazioni squadriste in tutta Italia.

Il 30 maggio il deputato socialista Giacomo Matteotti aveva preso la parola in parlamento per denunciare queste violenze e i brogli perpetrati nello scrutinio dei voti e per chiedere, infine, l’annullamento delle elezioni stesse. Il 10 giugno Giacomo Matteotti fu rapito appena fuori di casa, caricato su un’auto, pestato selvaggiamente, accoltellato e quindi scaricato, privo di vita, nella campagna romana, in un boschetto appartato e nascosto. Il corpo verrà ritrovato solo il 16 agosto. Intanto erano stati arrestati i colpevoli, in quanto alcuni testimoni erano riusciti a prendere il numero di targa dell’auto.

Il delitto scosse enormemente gli italiani. Parte dell'opinione pubblica considerava Mussolini mandante di tale omicidio. Non è mai emersa, tuttavia, alcuna prova che confermi la veridicità di questa accusa.
I sei mesi che passarono tra il delitto Matteotti e il 3 gennaio furono i mesi più difficili per il regime fascista: giornali, partiti politici e opinione pubblica chiedevano le dimissioni di Mussolini.

Un gruppo di deputati d’opposizione decise di astenersi dai lavori parlamentari, riunendosi separatamente in attesa che venissero ripristinate le condizioni di legalità infrante dal fascismo. Questo atto di protesta fu chiamato La secessione dell’Aventino (dal nome del colle Aventino sul quale - secondo la storia romana - si ritiravano i plebei nei periodi di acuto conflitto con i patrizi).

Mussolini non si espose fino al 3 gennaio del 1925 quando, in un discorso al Parlamento, lanciò il suo guanto di sfida; queste furono le sue parole: Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. […] Se il Fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!.
Il giorno dopo, 4 gennaio, Mussolini diede ordine al Ministro degli Interni di chiudere circoli, associazioni, esercizi pubblici che potessero costituire pericolo per l'ordine pubblico; diede ordine di utilizzare il "fermo temporaneo" per gli oppositori politici e di autorizzare il sequestro di giornali che diffondessero notizie "atte a turbare l’ordine pubblico", vere o false che fossero. Da lì a pochi mesi verranno emanate le Leggi fascistissme.



1925
Leggi fascistissime


documento
  • La politica italiana da parlamentare a dittatoriale
  • Leggi su stampa, associazioni, partiti politici e sindacati
  • Tribunale speciale
  • Confino
  • Podestà
Visualizza il testo completo

A seguito della crisi politica, che si verificò con l’omicidio del deputato Matteotti, il Fascismo si trovò nel 1924 a perdere molti consensi. Le reazioni nel Paese furono indignate, forti e insistenti. Giornali, associazioni, partiti politici, singoli coraggiosi deputati chiesero ripetutamente le dimissioni del Governo e di Mussolini.
L’indignazione tuttavia non si trasformò in una azione politica efficace.  Il Fascismo ebbe modo di superare la crisi e nel biennio 1925-1926  furono emanate leggi volte a trasformare la politica italiana da parlamentare a dittatoriale.
Questo corpo di Leggi passò alla storia con il nome di "Leggi fascistissime":

- Ampliamento dei poteri del Capo del governo, il quale doveva rispondere del proprio operato solo davanti al re e non più di fronte al parlamento. - Controllo della polizia su tutte le associazioni.
- Scioglimento dei partiti di opposizione; solo i sindacati fascisti vennero riconosciuti legittimi.
- Chiusura dei giornali antifascisti ; tutta la stampa fu sottoposta ad un severo controllo.
- Istituzione del confino di polizia per gli antifascisti.
*confino:  forma di reclusione o “arresto domiciliare” in una località della penisola, situata in luogo impervio, desolato, lontano dai maggiori centri abitativi (spesso luoghi di montagna o isole).
- Isituzione di un Tribunale speciale, il cui giudizio era inappellabile e le cui sentenze avevano effetto immediato; i suoi compiti erano quelli di giudicare e condannare tutti coloro che erano reputati antifascisti.
- Abrogazione della figura del Sindaco e della Giunta comunale, eletti dalla popolazione; il Sindaco viene sostituito dal Podestà, che resta in carica 5 anni, ed è nominato con un decreto del Re.



1929 - 11 feb.
Concordato tra Stato e Chiesa


documento
  • Pio IX e le Leggi delle Guarentigie
  • Non expedit
  • Patti lateranensi: il Concordato
  • Pio XI e l’uomo della Provvidenza
Visualizza il testo completo

Il 20 settembre 1870 i Bersaglieri entrarono in Roma con un atto di forza: lo Stato della Chiesa e la città furono annessi al Regno d'Italia.

L’allora Papa Pio IX non accettò mai la situazione e si considerò “prigioniero” dell’Italia.
Il Parlamento italiano non desiderava una rottura con la Chiesa e quindi approntò una legge, la Legge delle Guarentigie (13 maggio 1871), che risarciva economicamente lo Stato della Chiesa per le perdite subite con un versamento annuo.
In seguito il Papa raccomandò ai Cattolici di astenersi dalla vita politica, non partecipando alle elezioni (tale raccomandazione papale è conosciuta come "non expedit").
Vi furono vari tentativi, alla fine dell’Ottocento e agli inizi del Novecento, di giungere ad una riappacificazione con i vertici della Chiesa, tanto che, ad esempio, il "non expedit" fu ritirato; mai però si era riusciti a ricucire del tutto lo “strappo” politico che si era verificato.

In questa ottica si deve inserire la volontà di Mussolini di giungere ad un accordo con i vertici ecclesiastici. In effetti, dopo lunghe trattative durate più di un anno, l’11 febbraio 1929 si giunse alla firma dello storico trattato che prese il nome di “Patti Lateranensi”, dal palazzo di San Giovanni in Laterano, ove Mussolini e Papa Pio XI lo controfirmarono.
I Patti Lateranensi constano di tre documenti, cioè un Trattato, una Convenzione finanziaria e un Concordato.

Il Concordato stabiliva quali relazioni dovessero intercorrere tra i due Stati; il Concordato entra dunque negli aspetti più politici della questione ed è per questo che solitamente si ricorda questo avvenimento storico anche con la dicitura di "firma del Concordato".
Con il Concordato lo Stato italiano riconosceva la Religione Cattolica come unica religione di Stato; stabiliva l'obbligatorietà dell’insegnamento della Religione Cattolica nelle scuole, estendendo tale obbligatorietà anche alle scuole Medie e Superiori; accoglieva le leggi della Chiesa in materia di matrimonio che, una volta celebrato religiosamente, assumeva immediatamente anche valore civile.

I Patti Lateranensi furono per la Chiesa un accordo molto importante tanto che, molto soddisfatto, Papa Pio XI definì Mussolini “l’uomo della Provvidenza”, con questo legando la Chiesa Cattolica indissolubilmente alla dittatura Fascista.
Il Concordato fu, come dicevamo, un grande successo anche per il Fascismo che potè così ergersi a difensore della Cattolicità, attirando a sé i consensi di tutti i credenti.


1929 - 24 ott.
USA: La Grande Depressione


Famiglia californiana
  • Borsa di New York
  • Giovedì nero
  • Sovrapproduzione
  • Taylorismo
  • Catena di montaggio
  • Fordismo
  • Protezionismo, politica protezionista
  • Taylorismo
  • Roosevelt
  • New Deal

Visualizza il testo completo

Il 1929 è passato alla storia per lo scatenarsi, prima negli Stati Uniti e poi nel resto del mondo Occidentale, di una crisi economica e finanziaria - chiamata anche Grande Depressione -  che mise in ginocchio tutti i grandi Stati con ripercussioni politiche e sociali di vasta portata.
La crisi si sostanziò con il crollo della Borsa di New York il 24 ottobre 1929 (chiamato il "Giovedì nero").
* Borsa: il mercato dove venditori ed acquirenti possono comprare e vendere azioni, valute estere, merci.

Questa crisi ebbe ripercussioni negli anni seguenti su tutte le economie dei Paesi Occidentali. Le conseguenze per la popolazione furono devastanti: disoccupazione che salì a livelli mai conosciuti prima, licenziamenti, fallimento di banche con perdita per i risparmiatori dell’intero patrimonio, fame e miseria, famiglie gettate sul lastrico.

Quali furono le cause di tale crisi economica che non aveva mai avuto eguali?

Negli Stati Uniti negli anni immediatamente precedenti al crollo di Wall Street vi era stata una sovrapproduzione agricola, grazie alle nuove tecnologie che fecero incrementare la resa dei campi; la sovrapproduzione si verificò anche per la richiesta sempre più pressante che proveniva dall’Europa, la quale, avendo trascurato l’agricoltura a causa della I guerra mondiale, si era vista costretta ad importare i prodotti agricoli. La situazione nel settore industriale (settore secondario) fu del tutto simile; anche in questo caso si verificò una sovrapproduzione, soprattutto nel campo dell’automobile, che conobbe un vero e proprio boom di vendite.
* Sovrapproduzione: l'eccesso di offerta di un determinato prodotto rispetto alla domanda del mercato. La sovrapproduzione porta ad una discesa dei prezzi ed alla difficoltà di vendere la merce.

L’aumento della produttività fu reso possibile anche dall’applicazione nelle fabbriche delle teorie Tayloriste della suddivisione del lavoro in modo scientifico, con compiti ripetitivi e ben definiti per l’operaio che ottimizzava il proprio lavoro (a discapito magari della propria salute psico-fisica): nasceva il principio della catena di montaggio; tali teorie di produttività furono applicate soprattutto nelle fabbriche di automobili Ford, da qui anche il termine di "Fordismo".
*F.W. Taylor: ingegnere statunitense, iniziatore della ricerca sui metodi per il miglioramento dell'efficienza nella produzione.


In Europa, però, ad un certo punto si inaugurò una politica protezionista per favorire la produzione nazionale ed evitare di comprare tutto all’estero; inoltre la guerra era finita ed ogni Nazione cominciava a riprendere la produzione dei beni di consumo in Patria. La politica protezionista consisteva sostanzialmente nell’applicare forti dazi e tasse sulle merci prodotte all’estero, costringendo il compratore a preferire i prodotti e le merci nazionali.
Per gli Stati Uniti fu un blocco dell’economia che, legato alle speculazioni in Borsa, portarono ad una crisi di portata inimmaginabile.

Il paese però seppe reagire.
Nelle elezioni presidenziali del 1932 venne eletto il Democratico Franklin Delano Roosevelt.

Roosvelt dunque inaugurò una nuovo modo di fare economia, che prese il nome di New Deal ("nuovo patto"); l’intervento dello Stato si articolò, fra le altre cose, nelle seguenti iniziative:
- il governo promosse un’enorme serie di lavori pubblici (costruzione di case, strade, ponti, opere pubbliche) per ridurre la disoccupazione;
- fu istituito un Corpo Civile per la Conservazione della Natura che diede impiego a circa 3 milioni di giovani in opere di rimboscamento; - si aumentarono i salari dei lavoratori a parità di ore di lavoro;
- si crearono dei fondi di assistenza per la disoccupazione e gli infortuni sul lavoro.
Il New Deal ebbe successo e nel giro di cinque anni la più grave crisi economico- finanziaria, che il mondo capitalistico avesse conosciuto, fu superata.



-


1933
Germania: I nazisti al potere

  • Spirito di rivincita
  • Crisi economica
  • Instabilità politica
  • Colpo di Stato a Monaco
  • Mein Kampf
  • Incendio del Reichstag
Visualizza il testo completo

La Germania, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, era stata punita in modo molto pesante con la pace di Versailles.

Spirito di rivincita
Nei Tedeschi nacque l’idea ossessiva di essere stati discriminati e trattati ingiustamente; nacque nei Tedeschi, insomma, una specie di spirito di rivincita contro tutti gli Stati vincitori della prima Guerra Mondiale.

Crisi economica
A causa delle sanzioni imposte alla Germania alla fine della I Guerra Mondiale con la pace di Versailles la situazione economica non era per niente florida. A questo si deve aggiungere che una crisi economica era presente in tutta Europa, soprattutto dopo il famoso crollo della Borsa di New York del 1929; in Germania le grandi industrie erano in crisi ed i licenziamenti erano moltissimi.

Instabilità politica
In Germania, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, era caduta la monarchia ed era stato creato un sistema di governo repubblicano (Repubblica di Weimar, dal nome del luogo dove si riunirono i parlamentari).
Tra il 1919 e il 1933 (anno della salita al potere dei Nazisti) si susseguirono più governi, ma nessuno di questi governi riuscì a risolvere i problemi presenti nella società:
  - crisi economica;
  - disoccupazione;
  - grande debito da pagare (132 miliardi di marchi-oro).

Principali avvenimenti che porteranno il Partito Nazista al potere
Hitler nel 1921 fonda le SA (Squadre d’Assalto) che erano una organizzazione militare del partito, al suo servizio.
Nel 1923 Hitler tenta un colpo di Stato a Monaco per prendere subito il potere. Hitler viene arrestato (1923) e condannato a cinque anni di prigione, ma per una amnistia sconta solo nove mesi di galera. Durante il periodo di prigione scrive il libro Mein Kampf- La mia battaglia.  In questo libro Hitler parla della razza ariana, quella tedesca, come di una razza superiore biologicamente che deve governare il mondo, sottomettendo tutte le altre razze (slavi ed ebrei prima di tutto). Hitler fonda le SS, una specie di guardia personale del corpo.

1933 anno decisivo
Nel 1933, ad una settimana dalle ultime elezioni, che daranno il potere ad Hitler, egli fa incendiare il Parlamento (Reichstag); la colpa viene attribuita ai Comunisti e così alle elezioni, che si tengono una settimana dopo, molti elettori, impauriti, lo votano. Appena salito al potere (1933) Hitler abolisce tutti i Partiti, i Sindacati e decreta che i militari non debbano rispondere di quanto fanno ai tribunali.  Alle SS, i cui appartenenti ricevevano una preparazione ideologica fanaticamente nazista e razzista, fu affidata la custodia dei campi di concentramento nei quali i Nazisti confinarono sin dal 1933 prima gli oppositori politici e poi gli Ebrei.



1935
Germania: Leggi razziali


documento
  • Antisemitismo
  • Mein Kampf
  • Dachau
  • La "Notte dei Cristalli"
  • Legislazione antiebraica tra il 1933 e il 1938
  • Shoah
Visualizza il testo completo

Il violento antisemitismo del partito nazionalsocialista si sviluppò in diverse fasi.
*Antisemitismo: i pregiudizi e gli atteggiamenti persecutori nei confronti dei semiti, solitamente in particolare verso gli ebrei.

Il primo campo di lavoro fu costruito a DACHAU nel 1933 in Germania, nei pressi di Monaco. In questo campo all’inizio furono internate diverse persone di varia provenienza. Ebrei, Comunisti ed oppositori politici, delinquenti comuni. Da quella data, in modo a volte casuale e non programmato, si cominciò a perseguitare gli Ebrei. Nello stesso anno, infatti, furono anche promulgate le prime leggi contro gli Ebrei. Arresti, persecuzioni, nuove leggi discriminatorie, linciaggi e pestaggi proseguirono e culminarono nella Notte dei cristalli (1938), con la distruzione in tutta la Germania di sinagoghe, negozi ed abitazioni di ebrei.

I primi provvedimenti erano tesi ad escludere gli ebrei dalla vita pubblica e costringerli all'emigrazione.

1933: Espulsione degli Ebrei da tutti gli uffici pubblici.

1934: Espulsione dall’esercito. Gli Ebrei non possono più far parte dell’esercito tedesco anche se alcuni di essi erano stati decorati al valor militare durante la prima Guerra Mondiale.

1935: Le leggi razziali di NORIMBERGA. Gli Ebrei non sono più considerati cittadini tedeschi e non possono sposarsi con Tedeschi.

1938: Chiusura delle sinagoghe; confisca di tutti i beni (per esempio case, terreni etc.); divieto di frequentare le scuole e gli ospedali frequentati da cittadini tedeschi; esclusione dal commercio; ritiro della patente e divieto di circolare; divieto di circolare anche a piedi ad ore prestabilite per legge (variava da città a città); divieto di frequentare luoghi pubblici (teatro, cinema, stadio, ristorante, albergo, etc.).

Dopo la conquista della Polonia nel 1939 e  l’attacco alla RUSSIA nel 1941, i nazisti cominciarono a pensare ad una soluzione radicale del problema ebraico, proprio perché i due eventi bellici avevano portato all’appropriazione di immensi territori sui quali vivevano milioni di Ebrei.

A partire dall'estate 1942 iniziarono a funzionare i campi di sterminio, in cui gli ebrei, deportati da tutta Europa, venivano sistematicamente annientati per mezzo del gas. Si calcola che la soluzione finale, che gli ebrei chiamarono Shoah (sterminio), abbia provocato la morte di cinque-sei milioni di ebrei.

Alla fine della II Guerra Mondiale, nel 1946, fu istituito un tribunale internazionale per giudicare i Nazisti che erano stati catturati, processandoli per crimini di guerra e contro l’umanità. Questo tribunale fu istituito a NORIMBERGA, infatti proprio a Norimberga erano state promulgate le leggi razziali contro gli Ebrei.



1936 - 9 mag.
Proclamazione dell'Impero


documento
  • Le motivazioni che spinsero Mussolini all'aggressione
  • Il pretesto per accelerare l'entrata in guerra dell'Italia
  • la propaganda
  • La giornata della donazione delle fedi nuziali alla Patria"
  • Guerra chimica
  • Embargo, sanzioni
  • Proclamazione dell'Impero
  • Il consenso
Copertine  e alcune pagine di quaderni  scolastici della scuola elementare nel periodo fascista. I simboli del fascismo nell'educazione scolastica.
La scuola divenne progressivamente il più efficace strumento per l’organizzazione del consenso di massa
Galleria di immagini (24 img)


Indire - Fondo Materiali Scolastici e Archivi storici
Visualizza il testo completo

L’avventura coloniale in Africa dell’Italia Fascista si concentra nel Corno d’Africa (Eritrea, Somalia ed Etiopia) e si svolge negli anni 1935/36.
Le motivazioni che spinsero il Fascismo ad intraprendere quest’avventura furono molteplici.

L’Italia voleva apparire come una grande Nazione, al pari di Inghilterra, Francia (le maggiori potenze colonizzatrici d’Europa) e Germania. La propaganda del tempo parlava del diritto dell'Italia ad avere un proprio "posto al sole", vale a dire il diritto di impadronirsi di terre ricche di risorse naturali, di ricostruire un impero sullo stile del grande impero romano, e di dare spazio in questo modo  ad una massa di lavoratori che soffriva la disoccupazione o che non possedeva terreni da coltivare.
  Dal punto di vista strettamente economico la conquista del Corno d’Africa cercava di inserire gli Italiani nel commercio che passava attraverso il canale di Suez. L'azione italiana era però motivo di attrito con gli Inglesi che possedevano ampie colonie in India e nella Somalia britannica.

La guerra all'Impero etiopico era nella testa di Mussolini sin dai primi anni del suo Governo ma la spedizione risultava essere troppo dispendiosa.
I primi piani concreti risalgono al 1932 per dare sfogo ad un Paese in forte crescita demografica: così nelle colonie dell’Eritrea e della Somalia, già conquistate negli anni precedenti, si inviarono operai per compiere opere di bonifica e costruzione di strade.
Il 5 dicembre del 1934  un incidente per l’approvvigionamento di acqua alle fonti di Ual Ual, al confine fra Etiopia e Somalia italiana, è il pretesto che Mussolini coglie per accelerare l’entrata in guerra.

La propaganda in Italia era massiccia: radio, giornali e cinema non parlavano d'altro che della imminente guerra. Per racimolare soldi si arrivò addirittura ad istituire la giornata della donazione "delle fedi nuziali alla Patria"; anche lo scrittore Pirandello regalerà la propria medaglia d’oro, frutto del premio Nobel conquistato.

Il 3 ottobre del 1935 110.000 soldati italiani e 50.000 soldati delle truppe coloniali varcano il confine fra l’Eritrea, colonia italiana, e l’Etiopia. La guerra comincia.

Nonostante la disparità di forze, gli Etiopi seppero opporre resistenza. Gli Italiani risposero con la guerra chimica (proibita dai trattati internazionali): gas soffocanti e vescicanti, l’iprite e il benzolo furono irrorati sulla popolazione inerme.
La Società delle Nazioni condannò l’Italia per la sua aggressione e le impose un embargo economico. Le sanzioni per altro non ebbero grandi effetti perché la Germania, nostra alleata, non rispettò l'embargo e così fecero tante altre Nazioni per motivi di vantaggio economico.
*embargo:  il blocco degli scambi commerciali deciso da uno o più paesi nei confronti di un paese terzo, solitamente per motivi politici o economici.
*sanzioni: nel diritto internazionale, serie di provvedimenti punitivi di carattere economico, politico o militare, adottati da uno o più stati nei confronti di un altro che abbia violato patti o accordi.

La guerra alla fine fu vinta dagli Italiani che in alcuni mesi penetrarono profondamente in Etiopia. L'occupazione di Adis Abeba suscitò in Italia un entusiasmo che coinvolse larga parte della popolazione. Il regime fascista raggiunse nel corso della guerra d'Africa e con la proclamazione dell'Impero, avvenuta il 9 maggio, il punto più alto del consenso all'interno della società nazionale. Anche intellettuali e perfino antifascisti manifestarono adesione ai temi del "posto al sole", della liberazione degli abissini dalla schiavitù e della rinascita dell'Impero Romano.

L’impero coloniale italiano nel Corno d’Africa, comunque, non durò a lungo perché durante la Seconda Guerra Mondiale, gli Inglesi riconquistarono la zona (1941 battaglia di Amba Alagi), scacciando gli Italiani e rimettendo sul trono l'imperatore Haillè Selassiè che, intanto, se ne era andato in esilio proprio in Inghilterra.  


1936
Guerra civile spagnola


  • Le riforme della Repubblica Spagnola
  • La sollevazione delle truppe del Marocco
  • Il ruolo di Italia e Germania
  • Le Brigate Internazionali
  • Guernica
  • La capitolazione di Madrid
Visualizza il testo completo

Tra il 1936 e il 1939 la Spagna si trovò a vivere la tragedia di una guerra civile che causò, secondo alcune fonti storiche, più di un milione di morti.

La Repubblica Spagnola, nata nel 1930, operò delle scelte (introduzione del divorzio, confisca delle terre e dei beni della Chiesa, concessione di larghe autonomie alle Regioni) che fecero nascere una opposizione conservatrice di Destra estrema.

Il principale gruppo di Destra fu la "Falange",  di stampo fascista, attorno al quale si catalizzarono le proteste del clero conservatore, degli industriali, dei grandi proprietari terrieri e dei militari.
Alle nuove elezioni del 16 febbraio 1936 vinse il Fronte Popolare Repubblicano con un largo margine di voti. Questa vittoria fece scattare la rivolta militare; essa prese avvio da un contingente dell’esercito spagnolo di stanza in Marocco, al comando del generale Francisco Franco; subito la Falange diede il proprio appoggio: era il 17 luglio 1936.
Il governo Repubblicano, non fidandosi delle truppe sul continente, le sciolse e distribuì le armi alla popolazione: aveva inizio la guerra civile. Le forze a disposizione del generale Franco erano ben armate e preparate; ciò che mancava era la Marina e l’Aeronautica che erano rimaste per la maggior parte fedeli al governo Repubblicano.

È in questo contesto che si inseriscono gli interventi di Mussolini e di Hitler. Il generale Franco aveva bisogno di traghettare le sue milizie dall’Africa alla Spagna e così chiese l’appoggio dell’aviazione e della marina italiana e tedesca. Hitler inviò l'artiglieria pesante e l'aeronautica, Mussolini inviò truppe regolari dell'esercito italiano. I due dittatori, uniti da simili intenti (lotta al Comunismo e Socialismo, appoggio ai generali spagnoli), strinsero un patto che prese il nome di Asse Roma-Berlino: era il 22 ottobre 1936.

La Russia appoggiò il Governo Repubblicano, fornendo uomini, mezzi, supervisori militari ed organizzando le Brigate Internazionali, che annoveravano al loro interno Antifascisti di ben 55 Paesi. Le Brigate Internazionali non furono un esercito regolare; erano formate esclusivamente da volontari di fede e di idee antifasciste; la loro rappresentanza raggiunse le circa 30.000 unità; tra queste spiccavano gli Italiani con ben 3.000 combattenti (si trattava per la maggior parte di fuoriusciti, cioè di antifascisti in esilio, che avevano dovuto abbandonare l’Italia per ragioni di sicurezza).

I Tedeschi bombardarono alcune città spagnole come Madrid stessa, Toledo e Guernica (immortalata dal famoso quadro di Picasso). Il generale Franco alla fine (marzo 1939) occupò Madrid, anche grazie all'aiuto degli agenti segreti tedeschi infiltrati nella capitale. La città era circondata da quattro colonne Franchiste, ma esse non riuscivano a piegare i Repubblicani; fu grazie alle spie tedesche, che segnalavano gli spostamenti delle truppe, che le quattro colonne di soldati riuscirono a conquistare la città; da qui nacque il modo di dire "quinta colonna" che sta a significare "il nemico infiltrato", infatti le spie tedesche furono definite "la quinta colonna" a disposizione di Franco.


1936 - 24 ott.
Asse Roma-Berlino

  • Guerra di Spagna
  • Embargo della Società delle Nazioni
  • Il ruolo di Italia e Germania
  • Assassinio del cancelliere austriaco Dollfuss
  • Reparti dell’esercito italiano al Brennero
Visualizza il testo completo

L’Asse Roma- Berlino fu un accordo politico stipulato il 22 ottobre 1936 dai Ministri degli Esteri di Italia e Germania. Non si trattava ancora di una alleanza con Hitler, ma di un rapporto politico privilegiato, con alcune linee comuni in politica estera e alcuni nodi cruciali, molto importanti, lasciati volutamente nel vago per non arrivare ad una rottura tra i due dittatori.

Quali vantaggi portò alla dittatura fascista l’accordo del 22 ottobre?
Innanzi tutto si deve ricordare che contro l’Italia era in vigore da un anno (18 novembre 1935) un embargo economico decretato dalla Società delle Nazioni (SDN) per la nostra aggressione all’Etiopia: era vietato importare merci dall'Italia ed esportarne verso il nostro Paese, era altresì fatto divieto di concedere prestiti. L’alleanza con Hitler ruppe questo embargo, rendendo praticamente inefficace la sanzione della SDN.
L’asse Roma- Berlino, inoltre, rinforzò la collaborazione militare tra i due Paesi che erano impegnati nella Guerra di Spagna, in appoggio al dittatore Franco.

L’ultimo punto, il più controverso, fu invece quello relativo all’atteggiamento da mantenere nei confronti dell’Austria.

Nel 1934 si era verificato un incidente diplomatico tra Hitler e Mussolini.
Il 25 luglio di quell’anno circa 160 militari SS, travestiti con divise dell’esercito austriaco, penetrarono negli uffici del Cancelliere, Engelbert Dollfuss, e lo uccisero. Si trattava del primo passo per attuare un colpo di Stato in Austria; il secondo doveva essere l’invasione da parte dell’esercito tedesco (Wehrmacht). Naturalmente il piano era stato approvato da Hitler.
*Cancelliere: nei paesi di lingua tedesca il titolo di cancelliere equivale a quello di primo ministro, di capo del governo.

Il giorno dopo il Duce inviò alcuni reparti dell’esercito al Brennero, confine di Stato. Questo bastò, per il momento, a fermare Hitler che non attuò la seconda parte del piano e non ordinò alla Wehrmacht di invadere l’Austria.
Da allora, nonostante i continui incontri e le reciproche spiegazioni, restò un sospetto nella mente di Mussolini: le mire espansionistiche della Germania non si sarebbero attuate solo verso est (contro i Paesi slavi) ma anche a sud, verso l’Austria.

La firma dell’accordo prevedeva per ora che in Austria si mantenesse lo status quo, ma era evidente che Mussolini, piegandosi all’accordo, doveva in qualche modo ammettere che lo schiaffo del 1934 era stato dimenticato e perdonato, anzi quasi avvallato.
*Staus quo: Situazione esistente prima di un determinato evento.

Ed infatti qualche storico ha fatto notare come l’Anschluss (annessione) dell’Austria da parte della Germania, avvenuta poi effettivamente nel 1938, iniziò metaforicamente il 22 ottobre 1936, con la firma dell’accordo tra Roma e Berlino.



1938 - 12 mar.
Germania: Annessione dell'Austria


Vienna
  • Anschluss
  • Referendum
  • Reich
Immagine - Deutsches Bundesarchiv (German Federal archiv) - Creative Commons Attribuzione - Condividi allo stesso modo 3.0 Germania
Visualizza il testo completo

Hitler, che è anche capo dell'esercito tedesco, ordina alle sue truppe di marciare su Vienna ed occupa la capitale, senza che vi sia alcuna resistenza da parte dell'esercito austriaco.

Il 12 marzo 1938 La Germania annuncia l'annessione (Anschluss) dell'Austria.
* Anschluss letteralmente significa connessione, collegamento, inclusione.

Di lì a poco si terrà un referendum tra la popolazione che con il 99% dei voti accettò di entrare a far parte del terzo Reich tedesco.
* Reich: Impero, Stato, con riferimento alla Germania.

Mussolini, avvertito della spedizione solo poche ore prima, si vede costretto ad accettare la situazione. Ormai è succube del potente dittatore tedesco. 


1938 - 29 sett.
Conferenza di Monaco


  • Sudeti
  • Appeasement
  • Lo spirito di Monaco
Immagine - Deutsches Bundesarchiv (German Federal archiv) - Creative Commons Attribuzione - Condividi allo stesso modo 3.0 Germania
Visualizza il testo completo

Nel 1938 Hitler pretende l'annessione della zona dei Sudeti, abitata da popolazione di lingua tedesca (sono circa 3 milioni). I Sudeti appartengono alla Cecoslovacchia; se non gli sarà concessa questa zona egli minaccia la guerra.

Per discutere sulle rivendicazioni tedesche, il 29 settembre 1938 si tiene in Germania, a Monaco, una conferenza internazionale a cui partecipano l'Inghilterra, la Francia, l'Italia e la Germania, con i loro rispettivi rappresentanti; i Francesi e gli Inglesi, ancora memori della I^ guerra mondiale, non vogliono assolutamente farne scoppiare un'altra e decidono per una politica di appeasement, cioè di attesa e pacificazione; è quello che è passato alla storia come lo spirito di Monaco, cioè un misto di paura e sottovalutazione del pericolo che permise a Hitler di mettere in atto le sue mire espansionistiche.

L'accordo quindi sancì il passaggio del territorio dei Sudeti alla Germania, a partire dal 10 ottobre successivo. Questa cessione doveva costare alla Cecoslovacchia la perdita di una regione ricca di risorse minerarie e di vitale importanza militare, in quanto unico baluardo naturale nei confronti di un'eventuale invasione tedesca.


1938 - 17 nov.
Italia: Leggi razziali


documento
  • Manifesto della Razza
  • Politica antisemita in Italia
  • Le leggi di Norimberga
  • Le leggi razziali e l’espulsione degli Ebrei dal mondo del lavoro
  • I numeri dello sterminio in Italiaa
Visualizza il testo completo

Il 15 luglio 1938 il Manifesto della Razza veniva pubblicato anonimo sul quotidiano "Il Giornale d’Italia"; pochi giorni dopo il testo, redatto in dieci punti, sarebbe stato nuovamente pubblicato da molti altri giornali con la firma dei dieci autori, tutti docenti e scienziati universitari.

Ecco il titolo di alcuni punti: 1) Le razze umane esistono 4) La popolazione dell’Italia attuale è di origine ariana e la sua civiltà ariana; 7) È tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti; 9) Gli Ebrei non appartengono alla razza italiana; 10) I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non devono essere alterati in nessun modo.

Perché Mussolini spinse per una politica antisemita in Italia ?
Per compiacere l’alleato tedesco, ma non solo.
Infatti il Gran Consiglio del Fascismo, in seguito alla conquista dell'Impero, dichiara l'attualità urgente dei problemi razziali e la necessità di una coscienza razziale. Ricorda che il Fascismo svolge un'attività positiva, diretta al miglioramento quantitativo e qualitativo della razza italiana, miglioramento che potrebbe essere gravemente compromesso da incroci e imbastardimenti. Il problema ebraico è un aspetto quindi di un problema più generale.

Dopo la pubblicazione del Manifesto degli scienziati razzisti nacque una ampia pubblicistica di riviste e giornali razzisti; tra tutti ricordiamo le più "famose": "La difesa della razza", "Diritto razzista" e "Razza e civiltà".

Le leggi razziali italiane (17 novembre 1938) furono più o meno la riedizione delle leggi naziste di Norimberga, emanate dal Partito del Fuhrer tre anni prima.
1) Sono vietati i matrimoni tra Italiani "ariani" ed Ebrei; 2) gli Ebrei vengono esclusi dall’esercito; 3) gli Ebrei vengono esclusi da ogni impiego pubblico; 4) agli Ebrei viene impedita qualsiasi libera professione (farmacisti, medici, avvocati, commercialisti, architetti, geometri, chimici, agronomi, etc); 5) gli Ebrei vengono espulsi dalle scuole (sia come alunni che come docenti) di qualsiasi ordine e grado, a partire dalle scuole dell’Infanzia per arrivare sino alle Università. Fu in questo periodo che famosissimi ed insigni docenti universitari italiani abbandonarono per sempre le loro cattedre ed alcuni presero la via dell’esilio, come Enrico Fermi (poi insignito del premio Nobel per la Fisica).

In passato si è cercato di far passare l’idea che in verità le leggi razziali italiane non furono così severe e che in Italia, tutto sommato, gli Ebrei non se la passarono male; queste teorie e giustificazioni  sono sopravvissute in alcuni casi sino ai giorni nostri.  Allora, per spazzare via ogni residuo dubbio, su ciò che furono anche in Italia le leggi razziali, riportiamo alcuni dati:
- il 20% della popolazione ebraica italiana fu deportata nei campi di sterminio, principalmente ad Auschwitz, e non ne fece più ritorno; oltre 8.000 furono gli Ebrei italiani che furono uccisi a causa delle leggi razziali;
- il 16 ottobre del 1943 a Roma in una notte sola oltre 1.000 Ebrei furono arrestati e due giorni dopo già partivano per Auschwitz-Birkenau;
- ben 38 furono i Campi di concentramento istituiti in Italia, la maggior parte dei quali dopo la caduta del Fascismo e la creazione della Repubblica di Salò. Fossoli, vicino Carpi (Modena), fu il principale campo a livello nazionale, oltre che snodo ferroviario e di smistamento dei deportati che giungevano dal resto dell’Italia. Famigerato però fu anche il campo di "detenzione di polizia" della Risiera di San Sabba (vicino Trieste), unico caso di campo di concentramento, in Italia, dotato di forni crematori, dove persero la vita ben 5.000 detenuti nel volgere di un anno e mezzo, alla media di 10 morti al giorno.



1939 - 1° sett.
Scoppio della 2^ Guerra Mondiale


Nei cieli di Varsavia
  • Germania: annessione della Cecoslovacchia
  • Patto di non aggressione  Urss / Germania
  • Patto d’Acciaio
  • Invasione dell Polonia
Visualizza il testo completo

La Seconda Guerra Mondiale inizia nel settembre del 1939 con l’attacco della Germania alla Polonia, ma la guerra in realtà fu preparata da alcuni avvenimenti che si verificarono negli anni precedenti, a partire almeno dal 1936, e nel 1939 stesso.

Annessione dell'intera Cecoslovacchia da parte della Germania
Nel marzo del 1939 Hitler, ormai irrefrenabile, occupa la Cecoslovacchia; si tratta dello spazio vitale che, secondo la sua teoria, era necessario al più grande popolo di questa terra, quello ariano, il quale era destinato a governare il resto del mondo.

Mussolini e Hitler firmano il Patto d'acciaio (22 maggio 1939)
Il patto d'acciaio tra Mussolini e Hitler è un patto che rinforza quello del 1936 (asse Roma-Berlino); il patto d'acciaio è un vero e proprio trattato difensivo ed offensivo che prevede che i due alleati si aiutino in qualsiasi impresa bellica, sia di difesa che in caso di attacco; il primo trattato (Asse Roma- Berlino) era solo un trattato di amicizia tra i due Paesi, ma non prevedeva nulla in caso di guerre.

Patto di non aggressione tra Urss e Germania (23 agosto 1939)
Con questo patto firmato dai ministri degli esteri Molotov (Urss) e Ribbentrop (Germania) le due potenze si mettevano d'accordo per non aggredirsi l'un l'altra; nel patto segretamente si era anche parlato dell'eventualità di spartirsi la Polonia, in caso di guerra: la Germania si sarebbe presa la parte a lei più vicina (la zona ovest), l'Urss la parte ad est.

Hitler invade la Polonia il 1° settembre 1939 senza neanche dichiarare guerra. L'attacco alla Polonia sarà fatto passare come una reazione tedesca.  Alcune SS, travestite da soldati polacchi, assalteranno una radio tedesca, inscenando un attentato che non si è mai verificato e che fu un inganno dei servizi segreti tedeschi. La decisione era stata presa la notte precedente, il 31 agosto, dal Fuhrer in persona: con questo gioco di spionaggio iniziò la Seconda Guerra Mondiale che sarebbe durata ben sei anni, con 55 milioni di morti.

Dopo due giorni Francia e Inghilterra dichiareranno guerra alla Germania.

L'Italia di Mussolini si dichiarerà non belligerante.
* Non belligeranza: rifiuto di uno stato a impegnarsi in una guerra in cui siano impegnati suoi alleati. La neutralità, invece, comporta un'equidistanza tra gli schieramenti.

La Polonia viene conquistata in soli 18 giorni, anche perché alle truppe tedesche, che avanzano da ovest, si aggiunge l’attacco ad est dell’Armata Rossa di Stalin. Da lì a pochi giorni Stalin attacca  anche la Finlandia che in poco più di un mese capitola.



-


1940 - 10 giu.
L'Italia entra nella 2^ Guerra Mondiale

Discorso di Mussolini
Combattenti di terra, di mare e dell'aria. Camicie nere della rivoluzione e delle legioni. Uomini e donne d'Italia, dell'Impero e del Regno d'Albania. Ascoltate! Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L'ora delle decisioni irrevocabili.La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia. [...]
  • Non belligeranza
  • Preparazione bellica ed economica italiana
  • La battaglia delle Alpi Occidentali
  • Il bilancio dell'intervento italiano
Visualizza il testo completo

L’Italia fascista entrò nella II Guerra Mondiale il 10 giugno 1940, circa 9 mesi dopo lo scoppio del conflitto, che aveva avuto inizio il 1 settembre del 1939 con l’invasione della Polonia ad opera della Germania di Hitler.

Le domande da porci sono sostanzialmente due.
- Perché Mussolini non entrò in guerra immediatamente a fianco del suo alleato tedesco, cui era legato dal Patto d’Acciaio, firmato appena tre mesi prima (22 maggio 1939)? Eppure il Patto d’Acciaio prevedeva esattamente questo: un aiuto reciproco in caso di conflitto a prescindere dalle motivazioni, senza clausole ed eccezioni.
- Per quale motivo, dopo essersi dichiarato Paese non belligerante il 1 settembre 1939, il Duce appena nove mesi dopo cambia idea e trascina il nostro Paese e il nostro esercito nell’avventura bellica?

Alla prima domanda la risposta è sostanzialmente semplice: il nostro Paese non era militarmente ed economicamente pronto per un conflitto.

Nell’agosto del 1939 Hitler aveva avvisato l’Italia dei propri piani e della propria intenzione di invadere la Polonia. Mussolini aveva ottenuto l’assenso del Fuhrer alla decisione di tenere l'Italia - in questa fase - fuori dal conflitto.

Nove mesi dopo però, il 10 giugno, l’Italia entrò in guerra; che cosa era cambiato? In sostanza nulla. L’Italia era ancora economicamente e militarmente impreparata. Mussolini semplicemente fremeva alle notizie che giungevano dal fronte; le vittorie tedesche si susseguivano una dopo l’altra; dopo la Polonia e il Belgio, era giunta l’ora della Francia, la quale stava capitolando.
Mussolini ebbe a dire cinicamente che aveva solo bisogno di mettere sul tavolo qualche migliaio di morti per sedersi al tavolo della pace. Questo era il suo progetto: entrare in guerra contro la Francia prima che fosse definitivamente sconfitta dai Tedeschi, per avanzare poi pretese di acquisizioni territoriali e spartizioni di bottino.
Le cose non andarono esattamente così e la guerra non durò fino a settembre, come ebbe a profetizzare il Duce.

Il 10 giugno l’Italia diede inizio alla battaglia delle Alpi Occidentali contro la Francia, che era già allo stremo per l’invasione nazista; lo scontro bellico si protrasse per due settimane, fino al 24 giugno.
L'intervento italiano si concluse, sotto il profilo militare, con un bilancio tutt'altro che positivo. A fronte delle scarse conquiste territoriali ottenute, l'esercito italiano ebbe 631 morti , 616 dispersi, 2600 feriti, 1200 soldati fatti prigionieri.  I Francesi ebbero 37 morti e 42 feriti.



1940
La Battaglia d'Inghilterra

  • Dunkerque
  • Operazione "Leone marino"
  • RAF e LUFTWAFFE
  • Coventry, coventrizzare
  • Il giorno delle aquile
  • La macchina "ULTRA"
  • Il radar
Visualizza il testo completo

I bombardamenti tedeschi sull'Inghilterra (operazione "Leone Marino")

Gli inglesi durante l'invasione nazista della Francia avevano aiutato le truppe francesi nel tentativo della difesa del suolo nazionale, ma quando la disfatta fu evidente cercarono di riparare in Inghilterra il più velocemente possibile.
Il porto da dove partirono per ritornare in Inghilterra era quello di Dunkerque.
Gli inglesi riuscirono a mettere in salvo oltre 200.000 soldati, con l'artiglieria e tutto l'arsenale. In verità essi riuscirono a mettersi in salvo anche perché Hitler ordinò alla Luftwaffe (aeronautica tedesca) di non infierire troppo, non bombardando i traghetti che riportavano gli inglesi in patria. Perché lo fece? Sembra perché volesse venire a patti con l'Inghilterra, ma strategicamente fu un grave errore, il primo che fece Hitler: se avesse distrutto l'esercito inglese a Dunkerque forse qualche mese dopo sarebbe riuscito a conquistare l'Inghilterra.

Nell'estate del 1940 i Tedeschi decidono di invadere l'Inghilterra; la spedizione prende il nome di "Leone marino".
I Tedeschi però sono preoccupati della potenzialità della aeronautica inglese (Royal Air Force-RAF); pensano infatti che sarebbe un suicidio tentare uno sbarco navale delle truppe con la Raf ancora in forze: sarebbe un bombardamento continuo; bisogna allora prima indebolire la Raf con diverse battaglie aeree e solo dopo tentare lo sbarco.
Cominciano così tre mesi di massicci bombardamenti da parte tedesca sulle principali città inglesi, con scontri aerei tra RAF e LUFTWAFFE; vi furono da entrambe le parti migliaia di morti e perdite enormi di aerei; per quanto riguarda la popolazione civile inglese fu il terrore; Londra fu bombardata ininterrottamente per 86 giorni; la città di Coventry fu rasa al suolo; anche gli inglesi però riuscirono ad organizzare una spedizione fino a Berlino, bombardandola.
* Coventry subì 10 ore di bombardamento, con migliaia di morti tra la popolazione civile. Fu allora che venne coniato un nuovo verbo ("coventrizzare"), introdotto nel lessico per indicare il totale annientamento di un obiettivo civile.

Uno scontro diventato famoso fu quello nei cieli di Londra (13 agosto 1940) e denominato in seguito "Il giorno delle aquile"; questo scontro fu favorevole agli inglesi, che lo raccontarono come una giornata epica, nella quale i più deboli (gli inglesi) sconfissero il gigante tedesco; in verità gli inglesi in questa occasione avevano molti vantaggi: grazie alla macchina "ULTRA", che permetteva di decrittare le comunicazioni segrete dei tedeschi, gli inglesi sapevano in anticipo tutte le mosse del nemico; avevano così preparato ben 1.500 caccia (più maneggevoli e veloci di quelli tedeschi) contro i 1.000 aerei nazisti; i radar a bassa ed alta quota aiutavano a controllare le mosse del nemico (il radar è una invenzione inglese e non era in dotazione ai tedeschi); gli aerei tedeschi avevano una autonomia di volo nei cieli inglesi di soli 20 minuti perché poi dovevano rientrare in Germania, pena lo schiantarsi al suolo; gli inglesi, combattendo in patria, avevano tutta una serie di aeroporti amici dove poter atterrare in caso di problemi o difficoltà.

Hitler, dopo circa tre mesi di inutili tentativi, decide di abbandonare l'impresa; l'Inghilterra è salva e con il suo primo ministro, Winston Churchill, si appresta a guidare tutte le forze europee contro il nemico nazista. Per ora, però, Hitler è ancora una forza inattaccabile. Abbandonata l'idea di conquistare l'Inghilterra, dirigerà le sue forze contro la Russia di Stalin; ma questo avverrà solo nel 1941.



1941 - 22 giu.
La Germania invade l'Unione Sovietica


Operazione Barbarossa
  • Spazio vitale
  • Operazione Barbarossa
  • La partecipazione italiana
  • La tecnica della "terra bruciata"
  • Assedio di Stalingrado
  • I numeri della disfatta tedesca
Visualizza il testo completo

A fine giugno del 1941 Hitler dà il via alla Operazione Barbarossa, cioè all'attacco della Russia che, peraltro, era ufficialmente sua alleata sin dal lontano 1939 (Patto di non Aggressione tra Germania ed Urss, denominato Patto Molotov-Ribbentrop).

La spedizione aveva più motivazioni: secondo Hitler i popoli slavi erano inferiori e proprio contro di essi la Germania doveva conquistare il suo spazio vitale, che le avrebbe consentito di espandersi ed arricchirsi; la Russia , dal punto di vista economico, era ricca di cereali nella zona dell'Ucraina e di giacimenti di carbone, ferro e petrolio.

I Tedeschi erano preparatissimi, con 3.000 aerei e 3.500 carri armati.
L'Italia inviò, in due riprese, quasi trecentomila soldati, forniti di armamento e vestiario inadeguati. Alla fine della spedizione, ne tornarono solo 50.000; molti furono i dispersi, cioè morti di cui non si recuperò neppure il cadavere; tantissimi morirono per congelamento, altri nei campi di prigionia russi.

L'attacco predisposto da Hitler venne fatto scattare il 22 giugno del 1941.
L'inizio fu molto favorevole alle truppe naziste. Letteralmente travolte, le forze russe cedevano terreno e perdevano enormi quantità di materiale bellico. A questo punto i Russi attuarono la vecchia strategia, già utilizzata ai tempi delle guerre napoleoniche: fare "terra bruciata" dietro di sé, dando alle fiamme villaggi e raccolti, così che per i soldati tedeschi si manifestarono le prime difficoltà; ormai erano lontani dalla Germania, troppo addentro in territorio russo; il cibo e il gasolio per gli automezzi cominciava a scarseggiare.

I Tedeschi giunsero a pochi chilometri sia da Leningrado che da Mosca, ma col sopraggiungere dell'inverno si dovettero fermare e rinviare alla primavera dell'anno dopo (1942) la prosecuzione della guerra.

Nella primavera del 1942 ricominciò il conflitto; i Tedeschi tentarono di conquistare Stalingrado. A questo punto però Hitler commette un errore strategico: sposta alcune divisioni a nord per assediare contemporaneamente anche Leningrado, riducendo il numero di soldati per l'assedio dell'importantissima Stalingrado. Durante l'inverno i Russi, poi, si erano riorganizzati: le fabbriche avevano lavorato a pieno regime per rifornire di materiale bellico gli assediati. Dopo sei mesi di assedio i Russi lanciarono una controffensiva, quasi accerchiando la VI armata tedesca, comandata dal generale Von Paulus; Hitler ordinò di resistere senza ritirarsi, così l'accerchiamento fu portato a termine; per i Tedeschi ci furono 200.000 morti e 90.000 prigionieri, tra cui ben 24 generali.

Con il successo ottenuto a Stalingrado, la disfatta più sanguinosa per la Germania di tutta la guerra, la controffensiva prendeva vigore e le armate tedesche ed italiane cominciarono una fuga di migliaia di chilometri attraverso le steppe gelate della Russia; ben pochi riuscirono a salvarsi, attaccati dai Russi durante la fuga; era l'inizio del crollo dell'impero nazista: siamo nel gennaio-febbraio del 1943.
Da questo momento in poi per Hitler fu un lento, ma inesorabile susseguirsi di sconfitte.



1941 - 8 dic
Gli USA nella 2^ Guerra Mondiale


Attacco giapponese a Pearl Harbor
  • Espansione nipponica nel sudest asiatico
  • Interessi economici degli Usa
  • Pearl Harbor
Visualizza il testo completo

Il Giappone era in guerra contro la Cina dal 1937. Negli ultimi anni aveva conquistato anche Indocina e Birmania (e ciò aveva interrotto i rapporti commerciali, che Tokyo aveva con gli Stati Uniti).  Il Giappone inoltre mirava ad espandersi nell’intero sud-est asiatico e a regolare i conti una volta per tutte con Pechino. La sua politica aggressiva e mirante ad isolare la Cina dai rifornimenti provenienti dall’estero, entrava in conflitto aperto con i progetti economici dell’industria statunitense.  Insomma, i due paesi erano giunti ai ferri corti perché la supremazia in Asia significava anche supremazia in campo economico.

Fu il Giappone, valutando favorevolmente la situazione strategica ed il grado di preparazione raggiunto dal proprio esercito, a decidere di rompere gli indugi, con una operazione bellica che è passata alla storia e che è stata la causa diretta dell’ingresso degli Usa nella Seconda Guerra Mondiale.

Il 7 dicembre 1941, forze navali ed aeree giapponesi attaccarono, senza una preventiva dichiarazione di guerra, la base navale statunitense di Pearl Harbor, nelle isole Hawaii.

Essendo domenica gli equipaggi delle navi americane si trovavano per la maggior parte a terra e quindi impossibilitati a rispondere tempestivamente all'attacco. Le vittime furono circa 4.000, 200 gli aerei distrutti assieme a 14 navi.

Dopo questo attacco gli Stati Uniti, la cui popolazione era per la maggior parte schierata per non intervenire nella II guerra mondiale, dichiararono guerra al Giappone ed entrarono nel conflitto; in un giorno solo tutta la popolazione americana cambiò opinione ed abbracciò la linea interventista dopo essere stata a lungo "isolazionista". Era l’8 dicembre 1941.



1943 - 25 lu.
Caduta del Fascismo

  • Le sconfitte militari
  • Lo sbarco di Sicilia
  • La mozione di sfiducia
  • L’arresto di Mussolini
  • La sua prigionia e la sua liberazione
Visualizza il testo completo

Il Regime in Italia ebbe fine, dopo 21 anni di dittatura, con la seduta del Gran Consiglio del Fascismo del 24 e 25 luglio 1943. Come si arrivò a questo repentino e, da un certo punto di vista, inaspettato crollo di potere personale del Duce, che sino a quel momento aveva governato incontrastato, senza opposizioni interne, palesi o velate che fossero, critiche o dissociazioni?

Dal punto di vista strategico la guerra, fortemente voluta da Mussolini stesso, era stata fino a quel momento altamente deludente; non vi era stato un solo fronte ove l’Italia potesse, a ben guardare, reputarsi soddisfatta: l’Impero coloniale era stato perso con la battaglia di Amba Alagi nel 1941, la spedizione di Russia del 1941-1943 era stata una catastrofe bellica e umana, per i soldati che vi avevano perso la vita, il fronte africano aveva visto segnare le sconfitte di El Alamein alla fine del 1942, le spedizioni di Grecia e d'Albania non erano state molto più fortunate.

Bisogna inoltre ricordare lo sbarco in Sicilia, effettuato dagli Anglo-Americani il 10 luglio 1943, ai quali l'esercito italiano non seppe opporre resistenza. Insomma, ai più la guerra appariva ormai persa, la situazione politica dell’Italia assai compromessa, l’alleanza con il Reich tedesco sempre più deleteria.

Sono queste le contingenze che portarono alcuni alti gerarchi fascisti, appoggiati dal Re, all'idea di estromettere definitivamente Mussolini. Fu uno di questi gerarchi, Dino Grandi, che richiese una formale riunione del Gran Consiglio del Fascismo (erano 4 anni che non si riuniva) e che presentò una mozione di sfiducia nei confronti di Mussolini.
*Gerarchia: ordine, per livello d'importanza, dei componenti di un organismo sociale, politico, civile o religioso.
*Gerarca:  in epoca fascista, il termine era utilizzato per designare i dirigenti del Partito Nazionale Fascista (P.N.F.), collocati in una gerarchia che faceva capo al Duce.

La riunione si aprì alle ore 17.00 del 24 luglio, a Palazzo Venezia, a Roma; fu chiesto a Mussolini di relazionare sullo “stato presente della guerra” e quindi, visto l’andamento preoccupante e negativo della stessa, di rimettere il comando delle operazioni e dell’esercito nelle mani del Re. Grandi chiese una votazione palese sulla sfiducia a Mussolini: l’esito fu di 19 voti contrari al Duce e 8 a lui favorevoli; erano ormai le due del mattino del 25 luglio; di fatto il regime fascista cessava di esistere.

Nel pomeriggio Mussolini si recò dal Re per notificare l’accaduto, credendo ancora, in cuor suo, di ricevere nuovamente dalla Monarchia un mandato per formare un nuovo governo. Il re invece aveva già convocato il maresciallo Badoglio, cui fu conferito il titolo di Primo Ministro.
Il Duce fu arrestato e quindi tradotto in luogo segreto, dapprima all’isola di Ponza, poi all’isola della Maddalena e quindi a Campo Imperatore sul Gran Sasso. La sua prigionia durò quasi due mesi, durante la quale il Duce versò in uno stato di enorme depressione, soprattutto dopo la firma dell’Armistizio di Cassibile; il suo timore era quello di essere consegnato alle forze Alleate.

Mussolini fu poi liberato con un colpo di mano dai Tedeschi il 12 settembre. La liberazione avvenne grazie all’atterraggio di alianti tedeschi sul prato antistante l’albergo ove era detenuto il dittatore; l’operazione si svolse senza spargimento di sangue perché i carcerieri del Duce non spararono e non opposero resistenza. Il Duce fu quindi caricato su un aereo, che atterrò nelle immediate vicinanze, e trasportato in salvo direttamente al quartier generale di Hitler, in Germania.



1943 - 3 sett.
Armistizio di Cassibile

Il proclama letto alla radio dal Capo del Governo, maresciallo d'Italia Pietro Badoglio - 8 settembre 1943
Il governo italiano, riconosciuta l'impossibilità di continuare l'impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.
La richiesta è stata accolta.
Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.
Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza.
  • Sbarco in Sicilia
  • Seduta del Gran Consiglio del Fascismo: Ordine del Giorno del 25 luglio 1943
  • Il "Trattato corto" di Cassibile
  • La fuga del Re
  • Il "Trattato lungo" di Malta
  • La reazione tedesca: piano Achse
Visualizza il testo completo

L’armistizio di Cassibile del 3 settembre 1943, che portò l’Italia ad abbandonare l’alleanza con la Germania nazista durante la II Guerra Mondiale, fu preceduto dai seguenti antefatti.
Tra il 9 e 10 luglio del 1943 gli Anglo-Americani sbarcarono in Sicilia, occupando l’isola in 38 giorni di combattimenti contro le divisioni tedesche e italiane (presenti in numero non esiguo ma molto mal equipaggiate).
La guerra stava evidentemente prendendo una piega assai negativa per le potenze dell’Asse (già sconfitte in Africa e Russia) e in Italia si cominciò a pensare di defilarsi da una alleanza che rischiava di portare ad una sconfitta senza condizioni.
È in questo clima che maturò l’Ordine del Giorno del 25 luglio 1943 con il quale, nella seduta del Gran Consiglio del Fascismo, Mussolini fu messo in minoranza. il Governo fu posto nelle mani di Badoglio e il giorno seguente lo stesso Duce venne arrestato.
A questo punto la Monarchia e le alte gerarchie militari e politiche decisero di prendere contatto con il Comando delle truppe Alleate per negoziare un armistizio.

Pochi giorni dopo, il 3 settembre, un generale italiano, Castellano, si ritrovava a Cassibile, vicino Siracusa, per firmare l’armisitizio, in nome del capo del Governo italiano.
Secondo gli accordi presi nel cosiddetto “Trattato corto” gli Italiani avrebbero cessato ogni attività militare contro le truppe Alleate, avrebbero messo a disposizione tutto il territorio italiano, sia delle isole che del continente, come basi di operazioni o per qualsiasi altro scopo gli Alleati avessero ritenuto necessari, avrebbero adempiuto al totale disarmo di Aviazione e Marina.

L’Armisitizio fu firmato segretamente il 3 settembre, ma fu reso pubblico solo l’8 settembre; siccome l’Italia sembrava prendere inspiegabilmente tempo, ciò fu fatto da Radio Algeri, su ordine del generale Eisenhower alle ore 18.30. Solo un’ora dopo anche la Radio Italiana (EIAR) ne dava conferma. Più che un Armistizio era una vera e propria resa, come d’altronde si può evincere da quello che invece fu chiamato il “Trattato lungo”, firmato in un secondo tempo, il 29 settembre a Malta: il nome ufficiale in italiano di tale trattato è “condizioni aggiuntive di armistizio con l'Italia” mentre quello in Inglese è "instrument of surrender (Traduci "resa") of Italy".

L’Armistizio prevedeva, oltre alle clausole sopra citate, anche la dichiarazione di guerra da parte italiana al suo ex alleato, la Germania; tale dichiarazione di guerra avvenne solo il 13 ottobre del 1943, con 40 giorni di ritardo. Il Re, il Governo e le alte gerarchie militari, comunque, tra l’8 e il 9 settembre abbandonarono Roma per rifugiarsi a Brindisi, nel sud Italia, già in mano alle truppe Alleate. Fu una vera e propria fuga precipitosa, senza neppure il tentativo di organizzare la resistenza della popolazione e dell’esercito, che si trovò allo sbando.

I Tedeschi, infatti, essendo a conoscenza di ciò che si stava progettando, attraverso i servizi di controspionaggio, avevano già approntato un piano nell’eventualità che l’Italia avesse abbandonato l’alleanza. Essi attuarono così il “Piano Achse”: occuparono tutti i centri nevralgici del territorio nell'Italia settentrionale e centrale, fino a Roma; la maggior parte delle truppe italiane fu fatta prigioniera e subì l'internamento nei campi di concentramento in Germania. Ora l’Italia si trovava spezzata in due: centro e nord Italia controllate dai Tedeschi, sud Italia in mano agli Alleati.



1943 - 27 sett.
La Repubblica Sociale Italiana


  • Stato vassallo
  • Repubblica di Salò
  • Ricostruzione di un esercito fascista
  • Milizie territoriali e legioni autonome
  • Operazioni delle milizie
Visualizza il testo completo

La Repubblica Sociale di Salò fu varata il 27 settembre 1943, appena quindici giorni dopo la liberazione di Mussolini dal Gran Sasso.

Mussolini arrivò in Italia il 23 settembre con il compito, impostogli da Hitler, di dar vita ad un nuovo governo che, di fatto, si configurava come una emanazione del regime nazista; la nuova Repubblica sarebbe sorta come uno Stato vassallo della Germania, con autonomia limitata, il cui unico compito era quello di agevolare il controllo del territorio.

Molti dei dispacci e delle comunicazioni partivano da Salò, sul lago di Garda e recavano quella intestazione; è forse per questo motivo che poi la Repubblica Sociale Italiana (RSI) è stata ricordata con il nome di "Repubblica di Salò".

Dopo l’Armistizio di Cassibile l’Italia era rimasta in mano agli Alleati solo sino a Salerno, mentre il resto della penisola era saldamente in mano ai Tedeschi. Con il ritorno di Mussolini al potere, la RSI cercò di ricostruire un esercito fascista, ma ciò fu fondamentalmente ostacolato dai Tedeschi che non si fidavano della operatività e preparazione italiana. Essi preferirono invece lo sviluppo di singole milizie territoriali, gruppi di combattenti e legioni autonome, spesso inquadrate o alle strette dipendenze della Wehrmacht (forze armate tedesche). Le milizie della RSI agirono fondamentalmente per reprimere la Resistenza e per dare la “caccia” agli Ebrei: oltre 8.000 (20% dell’intera popolazione ebraica italiana) furono deportati nei campi di sterminio tedeschi.



-


1943
La Resistenza Italiana


documento
  • Il significato, in termini generali, del termine Resistenza
  • Caratteri della Resistenza Italiana
  • Le forze politiche della Resistenza e gli organismi direttivi
  • Il numero dei resistenti armati, i fattori che determinarono l'adesione alla Resistenza
  • L'insurrezione
Visualizza il testo completo

Il termine Resistenza sta ad indicare un movimento di lotta politica e militare costituito da civili, non inquadrati in un esercito regolare, contro un nemico invasore; tali movimenti sorsero in tutta Europa, ove era presente una occupazione nazista o fascista.

Il movimento della Resistenza italiana contro i Nazisti e i Fascisti della Repubblica di Salò ebbe inizio con l’Armistizio firmato dal nostro Governo e dagli Anglo-Americani il 3 settembre 1943 e reso noto l’8 dello stesso mese. I combattenti della Resistenza furono chiamati Partigiani. La peculiarità del movimento resistenziale italiano, rispetto a tutti gli altri movimenti sorti nel resto dell’Europa, è che nacque all’interno di un Paese fascista per cui i partigiani ebbero a lottare sia contro l’invasore nazista che contro i propri connazionali di fede fascista, in una lotta che acquisì dunque anche i caratteri di una guerra civile.

I partigiani provenivano da ampli e diversificati strati della società; numerosi furono i Comunisti, iscritti nel Partito Comunista Italiano (PCI), ma vi furono anche Socialisti (PSIUP), Repubblicani (PRI), aderenti al Partito d’Azione (Pd’A), Cattolici (DC), Liberali (PLI), democratici-progressisti (PDL) ed anche ex soldati dell’esercito, rimasti "sbandati e senza direttive" dopo l’armistizio dell’8 settembre.
Tutti questi antifascisti e patrioti furono rappresentati pariteticamente dal Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), dal quale in un secondo tempo ebbe origine il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), nato per dare maggiore incisività ed organizzazione alla lotta armata nel nord Italia, soprattutto una volta che la capitale, Roma, era stata liberata il 4 giugno 1944 e la zona della pianura Padana era diventata strategica.

Gli elementi che accomunavano i resistenti era la lotta contro il fascismo e la lotta contro l’occupazione nazista. Vi erano infatti anche numerose divergenze tra tutti i partiti aderenti al CLN ed è per questo che a livello territoriale non sempre fu facile la collaborazione tra le diverse anime della Resistenza, come pure addivenire ad una linea unitaria da presentare all’interlocutore politico, rappresentato dagli Alleati Anglo-Americani, che in vari modi e tempi finanziarono con armi e viveri i partigiani.

L'atteggiamento della popolazione italiana, nel suo insieme, verso il movimento resistenziale è stato oggetto di discussione tra gli storici: sicuramente vi fu una parte che istintivamente e fattivamente collaborò con il movimento resistenziale, dando riparo, fornendo protezione, viveri, vestiario, informazioni. Vi fu però anche una parte di popolazione che rimase "schiacciata" tra i due movimenti, presa da diversi timori e sentimenti: paura dei Nazisti, delle deportazioni, del richiamo alle armi da parte della Repubblica di Salò, ma anche diffidenza e paura nei confronti dei partigiani stessi a causa delle rappresaglie che le loro azioni scatenavano, a causa della loro richiesta pressante di aiuto, che a volte si concretizzava in vere e proprie requisizioni.

Nell’aprile del 1944 i Partigiani armati erano all’incirca 13.000; in luglio erano già diventati 50.000 e a fine agosto 80.000. Seguì una flessione, dovuta anche ai rastrellamenti dell'inverno 44-45, per arrivare a 250.000 all'indomani della Liberazione (25 aprile 1945).
*Rastrellamento: Operazione militare di accerchiamento effettuata in città e in montagna allo scopo di arrestare i combattenti nelle fila delle organizzazioni partigiane. In molte di queste azioni, condotte da forze armate nazifasciste, non solo venivano arrestate persone che non facevano parte del movimento partigiano ma venivano anche perpetrate azioni a danno della popolazione civile inerme (saccheggi, incendi, devastazioni).

Cosa spinse tanti giovani ad unirsi ai partigiani? Ciò fu sostanzialmente dovuto a diversi  fattori; innanzi tutto i continui atti di violenza, di soprusi e di veri e propri eccidi, perpetrati da Nazisti e Fascisti, continue azioni di polizia, arresti, rastrellamenti con invio dei fermati in Germania per il lavoro nelle industrie belliche. Poi i bandi di arruolamento forzato, emanati dalla RSI, che chiamavano obbligatoriamente i giovani alle armi, con pena di morte per i renitenti o i disertori (bando Graziani del 18 febbraio 1944); per sfuggire all’arruolamento un 50% dei giovani preferì darsi alla macchia e raggiungere le formazioni partigiane in montagna piuttosto che servire la Repubblica Sociale di Salò.
*Renitenza, renitente: il sottrarsi ad obbligo del servizio militare.
*Disertore: il militare che abbandona il reparto dell'esercito al quale appartiene.

Le formazioni partigiane in campo diedero vita, a partire dal 10 aprile 1945, ad una serie ininterrotta di operazioni di sabotaggio, attentati e sollevazioni che giunsero al culmine il 25 aprile, giorno per il quale il CLNAI decretò per tutti i combattenti l’insurrezione generale. I comandi Alleati, nel frattempo, avevano sfondato la linea Gotica sulla quale erano fermi da sette mesi, determinando la sconfitta della Germania nel teatro bellico italiano. *Sabotaggio: danneggiare intenzionalmente infrastrutture come ponti, strade, linee di comunicazione.

Al termine del conflitto il bilancio conclusivo della guerra fu assai pesante: tra i patrioti partigiani furono stimate ben 40.000 vittime, mentre tra le forze Alleate 42.000 furono i morti tra marinai, soldati di terra e aviatori.



1944 - 6 giu.
Sbarco in Normandia


  • Il Vallo Atlantico
  • Le forze in campo
  • Il "D Day"
  • La spiaggia "Omaha"
  • Liberazione di Parigi
Visualizza il testo completo

I Tedeschi già dal 1942 si aspettavano un attacco direttamente in Europa, sul continente, tanto che avevano costruito, a partire dall’inverno, il VALLO ATLANTICO. Si trattava di una linea difensiva lunga 1.400 chilometri, che andava dalla Norvegia fino alla Spagna, anche se le maggiori postazioni difensive erano concentrate in Francia. Questa linea era difesa da un milione di soldati tedeschi, era fornita di 10.000 fortificazioni. Dieci milioni di bombe erano state disseminate lungo l'intera costa francese. Il generale Rommel aveva presieduto alla costruzione ed aveva dato istruzioni a proposito. Il problema per i Tedeschi era che si aspettavano l'attacco ma non sapevano quando sarebbe avvenuto e soprattutto dove.

Gli Americani e gli Inglesi si erano messi d'accordo per preparare questo sbarco per il giugno del 1944, ma la cosa doveva rimanere naturalmente segretissima; all'operazione, guidata dal generale Montgomery, parteciparono i soldati americani, assieme agli inglesi, ai canadesi e ad alcune truppe francesi.
Lo sbarco avvenne il 6 giugno 1944 (soprannominato il D day, cioè il "giorno della decisione", Decision Day).
3.500 navi, 2.500 mezzi da sbarco, 3 milioni di soldati, 4.000 aerei si riversarono sulle coste normanne. Fu una impresa militarmente enorme, che non poteva fallire vista la superiorità di mezzi e uomini.

Lo sbarco, appoggiato da 24.000 paracadutisti, avvenne su cinque spiagge della Normandia.
Fu la spiaggia “Omaha” che fece registrare le perdite più pesanti: la divisione di fanteria degli Stati Uniti perse oltre 4.000 uomini; i carri armati anfibi vennero in gran parte distrutti prima di raggiungere la spiaggia; i Tedeschi qui avevano schierato la 352a Divisione, formata da alcuni dei soldati meglio addestrati della Wehrmacht, che occupavano delle posizioni su scogliere ripide che sovrastavano la spiaggia.

Mentre avveniva lo sbarco si mobilitarono anche tutti i partigiani della Resistenza francese. Ricevuto da Radio Londra il segnale convenuto ("Fa caldo a Suez, fa caldo a Suez"), essi attaccarono in ogni parte del Paese le postazioni tedesche, gli impianti e le linee di comunicazione. Al prezzo di migliaia di morti lo sbarco ebbe successo e in due mesi gli Alleati Anglo-Americani arrivarono a Parigi, liberandola il 25 agosto 1944.



1945 - 27 gen.
Liberazione del campo di Auschwitz


  • Germania: Giornata del ricordo delle vittime del Nazionalsocialismo
  • Italia: Giornata della Memoria
  • Campi di lavoro, campi di sterminio
  • Ditta I.G. Farben: produzione di gomma sintetica ed altri derivati del petrolio
  • I numeri della strage
  • La liberazione
immagine: Creative Commons attribuzione: condividi alle stesso modo 3.0 Germania
Visualizza il testo completo

Il più grande campo di sterminio della Germania nazista, conosciuto con il nome di Auschwitz-Birkenau, fu liberato il 27 gennaio del 1945 dalla Sessantesima Armata sovietica. Tale data dal 1996 è stata assunta in Germania come “giornata del ricordo delle vittime del Nazionalsocialismo” e in seguito anche l’Italia ha istituito nella stessa data il "Giorno della Memoria".
Auschwitz è stato assunto ad emblema dello sterminio degli Ebrei perché fu il più grande complesso carcerario e di sterminio dell’intero Reich tedesco, oltre ad essere stato uno degli ultimi a chiudere la sua attività di morte.

Il campo fu istituito nel 1940 presso la cittadina polacca di Oswiecim; il convoglio che scaricò i primi detenuti giunse al campo il 14 giugno. Da quella data il campo si ingrandì in maniera esponenziale, sino ad arrivare a contare ben 40 sottocampi, tutti collegati con quello principale; le dimensioni, nella loro massima estensione, coprivano un’area di 40 chilometri quadrati; oggi l’intero sito è diventato un museo visitabile e annoverato tra i luoghi protetti dall’Unesco.

I reparti principali, in cui era diviso il campo, furono tre.
Auschwitz I (lager principale): da campo originario era diventato il centro amministrativo di tutto il complesso concentrazionario; ospitava normalmente tra 15.000 e 20.000 persone.
Auschwitz II Birkenau (campo di sterminio): arrivò ad ospitare fino a 100.000 prigionieri in contemporanea; era anche la zona di smistamento dei treni; i prigionieri che qui giungevano venivano sottoposti alla prima selezione; il 75% di essi veniva direttamente inviata alle camere a gas, il restante 25% ai lavori forzati.
Auschwitz III Monowitz (campo di lavoro): vi fu istituita la sede della ditta I.G. Farben per la produzione di gomma sintetica ed altri derivati del petrolio, ospitava normalmente 12.000 detenuti. Secondo la testimonianza di Rudolf Hoss, comandante del campo, testimonianza resa al processo di Norimberga, ben tre milioni furono i detenuti soppressi. Questo dato è poi stato anche ridimensionato dagli storici, ritenendolo forse eccessivo, ma restano sempre dei numeri che testimoniano di una bestialità e disumanità atroce (non meno di un milione e mezzo o due di morti).

Le soppressioni nel campo si interruppero nel novembre del 1944, quando i Nazisti erano ormai sicuri dell’imminente arrivo dei Russi; iniziò allora l’attività volta a cancellare ogni traccia possibile del crimine, con incendio di tutta la documentazione (che comunque in parte si salvò) e con la distruzione dei manufatti di morte (camere a gas, forni crematori, camere di tortura etc.).
I detenuti presenti nel campo furono fucilati, eliminati o trasferiti in altri campi attraverso delle marce forzate di centinaia di chilometri nel gelo, a meno 20 gradi, il che provocò una ecatombe anche peggiore di ciò che avveniva normalmente nel campo di sterminio.

Al loro arrivo i Russi, la mattina del 27 gennaio 1945, trovarono ancora migliaia di detenuti in condizioni terribili. Venne alla luce immediatamente l’enormità del crimine: furono ritrovati nei pochi magazzini, non ancora distrutti dai nazisti, 368.000 abiti da uomo, 830.000 cappotti da donna, 5.500 scarpe da donna, 14.000 tappeti, 7 tonnellate di capelli, migliaia di occhiali, dentiere, protesi, abbigliamento di bambini. Solo una piccola parte del materiale che veniva raccolto dalle SS, pronto per essere spedito a ditte specializzate nel riciclo.
Nei giorni a seguire i cadaveri continuarono ad accatastarsi perché l’avvenuta libertà non era giunta in tempo e le condizioni di moltissimi prigionieri erano ormai irreversibili.


1945 - 25 apr.
La Liberazione


  • Lo sbarco degli Anglo-Americani in Sicilia
  • La linea Gotica
  • L’atto finale della liberazione dell’Italia: Alleati e Partigiani
  • La liberazione di Trieste

La tragedia delle foibe
Visualizza il testo completo

Gli alleati Anglo-Americani sbarcarono in Sicilia il 10 luglio 1943 e con grandi difficoltà nei mesi seguenti riuscirono a conquistare il sud e il centro Italia, superando le linee difensive tedesche, denominate linea Gustav e linea Hitler. Nel settembre del 1944, però, erano ancora fermi poco a nord di Firenze, davanti alla nuova linea difensiva tedesca, denominata linea Gotica.

L’atto finale della liberazione dell’Italia  avvenne a partire dai primi giorni dell’aprile 1945; ciò fu reso possibile grazie all’avanzata delle truppe Alleate nella pianura Padana verso l’Emilia Romagna, da una parte, e verso la Liguria e la Lombardia, dall’altra. Ma importante fu l’azione dei gruppi partigiani, inquadrati all’interno del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI); essi molto spesso prevennero l’arrivo degli Anglo-Americani, spianando loro la strada; in molte città la sollevazione popolare, gli attentati alle caserme, i sabotaggi spinsero i Nazisti e i fascisti di Salò a fuggire anticipatamente, ben consci che la sconfitta in Italia era oramai questione di giorni se non di ore. Il 12 aprile fu liberata Carrara, il 14 aprile Imola, il 21 Bologna, il 22 Modena, il 23 insorse Genova, il 24 Mantova e Verona.

In tutti questi casi le formazioni partigiane si impadronirono delle fabbriche, degli impianti idroelettrici, delle vie di comunicazione, delle principali infrastrutture di pubblica utilità, per impedire che i Tedeschi in fuga avessero a perpetrare atti vandalici di ritorsione; si doveva evitare che il nostro apparato industriale subisse ulteriori danneggiamenti oltre a quelli già registrati in due anni di pesante occupazione. Il 25 aprile insorse anche Milano. Proprio questa data è stata scelta in seguito per ricordare e festeggiare la Resistenza italiana e la Liberazione (Festa della Liberazione, 25 aprile).

L’ordine di insurrezione generale era stato proclamato dal CLNAI in tutto il nord Italia proprio quel giorno, assieme ad un decreto con il quale si stabiliva la pena di morte per i gerarchi fascisti.
Il Duce venne catturato il 27 aprile da una formazione partigiana nei pressi di Dongo, a bordo di un camion tedesco, che faceva parte di una colonna in ritirata verso la Valtellina. Il giorno seguente (28 aprile) egli fu fucilato con altri gerarchi fascisti. Il 29 aprile i loro corpi vennero esposti a Milano, in piazzale Loreto, nel luogo dove il 10 agosto del 1944 erano stati fucilati quindici partigiani da parte di una squadra fascista.

Il 1 maggio, infine, tutta l’Italia fu liberata e il 2 venne firmato l'armistizio per la resa totale di tutte le truppe tedesche.
Anche l’ultimo lembo di terra più lontano,Trieste, era stato affrancato dai nazi-fascisti; ciò si verificò il 1 maggio, grazie all’intervento dei partigiani jugoslavi del maresciallo Tito; i Tedeschi si arresero ufficialmente il giorno dopo, consegnandosi però non agli Jugoslavi, bensì alle truppe neozelandesi, anch’esse entrate in Trieste; gli Jugoslavi di Tito tennero la città per 40 giorni, fino al passaggio delle consegne agli Americani, che la amministrarono in via provvisoria per ben 10 anni. Si trattò della realizzazione del Territorio Libero di Trieste, il quale fu reso nuovamente all’Italia solo nel 1954 con il Trattato di Londra.


1945 - 2 set.
Fine della 2^ G. Mondiale


  • Firma trattato di pace
  • Stati vincitori
  • Teatri di guerra
  • I milioni di morti
  • Shoah
  • Hiroshima e Nagasaki
Visualizza il testo completo

La Seconda Guerra Mondiale si concluse con la firma della resa giapponese il 2 settembre 1945.
Il tragico computo finale è di circa 55 milioni di morti tra militari e civili.
Sei milioni furono gli Ebrei sterminati nei campi di concentramento e di lavoro nazisti.

Più di 80 furono i Paesi, grandi e piccoli, che furono coinvolti nella Seconda Guerra Mondiale perché vi parteciparono direttamente, perché fornirono dei contingenti militari o perché, loro malgrado, furono zona di operazioni belliche.
I principali teatri di guerra furono tre: l’Europa con, tra le altre, le guerre in Polonia, Cecoslovacchia, Francia, nei cieli dell’Inghilterra, in Grecia, Albania, Jugoslavia e Russia; l’Africa del Nord con le guerre dall’Egitto al Marocco; l’Asia, con le guerre nell’Oceano Pacifico, dalle Hawaii al Giappone.

Tra le vicende militari che contribuirono in modo determinante alla sconfitta della Germania e dei suoi alleati, possiamo sicuramente ricordare la battaglia di El Alamein in Africa, la battaglia di Stalingrado in Russia, lo sbarco in Normandia in Francia e, da ultimo, la sconfitta del Giappone nel 1945.
Tale sconfitta fu ottenuta da parte degli Usa per mezzo dell’utilizzo della bomba atomica, lanciata su Hiroshima (6 agosto 1945) e a Nagasaki (9 agosto 1945). Dopo questi due bombardamenti i Giapponesi si arresero.

La guerra era finita, le cosiddette potenze dell’Asse, Germania ed Italia (che si era sfilata dall’alleanza nell’ormai lontano 1943), con il loro alleato asiatico, il Giappone, venivano definitivamente sopraffatte. Russia, Stati Uniti, Inghilterra, e altri paesi, pagando un tributo enorme in vite umane, avevano vinto il nazismo. Ciò fu reso possibile anche dalla scesa in campo di tutte le popolazioni europee, civili compresi, in una grande cooperazione di guerra partigiana e di resistenza armata.



-

Glossario

Clicca le voci (mostra/nascondi)


TOP

-
CDD di Giuseppe Bettati °°° Info cookies
Linea del tempo 1900-1945
Assegna l'evento associato a: 1900












































Credits: Giuseppe Bettati e Daniele de Stefano, insegnanti di scuola media.

Chiudi il video attivo
Chiudi il video attivo